Il nostro Paese detiene la leadership a livello mondiale con circa 370mila tonnellate annue prodotte (80% della produzione mondiale) su 18 mila ettari distribuiti in diverse parti del territorio nazionale, in particolare Puglia (da dove arriva circa il 30% del raccolto nazionale), Campania, Lazio, Calabria, Marche, Abruzzo ed Emilia Romagna.
Del prezioso e salutare ortaggio, di cui il 60% è consumato a livello nazionale, deteniamo anche la prima e unica indicazione geografica registrata a livello comunitario, assegnata nell’estate del 2022, al Finocchio di Isola Capo Rizzuto in Calabria. Le esportazioni, che interessano ogni anno circa 25 mila tonnellate di prodotto (circa il 10% del totale), sono indirizzate principalmente verso Francia, Germania e Svizzera e, a differenza di altri prodotti freschi, non risentono della concorrenza spagnola.
In linea generale, il prodotto più made in Italy del paniere, è conosciuto ed apprezzato dai consumatori nazionali e da quelli in aree caratterizzate da una consistente presenza di immigrati italiani, anche se si può parlare di un progressivo e generale aumento dell’export. Sul mercato nazionale il prodotto registra spesso oscillazioni di prezzo importanti dovute in parte alle condizioni meteo degli ultimi anni, ma soprattutto ad un aumento delle superfici spesso non opportunamente ragionato.
In questo contesto il prodotto premium si conferma vincente grazie a politiche di brand e di segmentazione dell’offerta, legata alla funzione d’uso (crudo e cotto), ai formati, alle nicchie di mercato in particolare biologico e residuo zero e alla distintività del prodotto rispetto all’areale produttivo di provenienza (in particolare per IGP).
Potenzialità ancora inespresse
Pochi sanno che la gamma di impieghi del finocchio è superiore alla patata, in particolare in cucina. Il prodotto, pur essendo un ortaggio prevalentemente invernale, si presta ad essere consumato tutto l’anno, sia cotto che crudo sgranocchiato come una chips in modo da poterne apprezzare il gusto che ricorda l’anice (grazie alla presenza dell’anetolo).
Sul fronte della comunicazione il prodotto sembra non sfruttare appieno le sue potenzialità legate, in particolare, alle caratteristiche nutrizionali.
Il prodotto, infatti, pur vantando proprietà antiossidanti, diuretiche e digestive avvalorate da studi e ricerche, non riporta quasi mai informazioni o claims (indicati dall’EFTA) che potrebbero fare la differenza nel momento dell’acquisto.
A questo si aggiungono una mancata valorizzazione a scaffale presso il punto vendita, concentrato ancora sulla vendita dello sfuso, e una standardizzazione del prezzo (più da commodity) che esprime poco il valore reale del prodotto.
È bene ricordare che il consumatore fa del finocchio una referenza cardine della propria alimentazione: secondo l’Osservatorio del Cso su 100 kg di ortofrutta consumata, 58 sono verdure, di cui 3 kg sono rappresentati da finocchio.
Sul mercato vincono premium brand e investimenti
La prima a debuttare è stata la O.P. Primo Sole di Montescaglioso (Matera) quando, nell’autunno del 2019, ha lanciato “Dolce Lucano”, il brand per i finocchi confezionati di fascia premium made in Metapontino. Ad accompagnare il prodotto un pay off inedito che forniva indicazioni chiare al consumatore su come apprezzare al meglio le caratteristiche organolettiche del finocchio lucano: “Gustalo Crudo”. Un primo inedito tentativo di segmentazione del mercato in base alla funzione d’uso e al packaging e un successo che non ha tardato ad arrivare.
A distanza di tempo quel lavoro di evoluzione da marchio a brand sta offrendo un valore aggiunto sia al consumatore finale che al retailer ed un esempio da seguire per altri.
Oggi l’OP Primo Sole, su una totale di 500 ettari dedicati al finocchio divisi tra gli areali del Metapontino, Calabrese e Foggiano per una produzione che si aggira sui 250 mila quintali, dedica 50 ettari dell’areale lucano proprio a Dolce Lucano. Il prodotto di fascia premium è presentato in due formati: vassoio 750 grammi eco-friendly e un bauletto da due chili in cartone 100% riciclabile.
L’interesse verso l’ortaggio è confermato anche dagli investimenti degli ultimi anni e dall’innovazione varietale che ha spinto sulla creazione di nuove e più performanti varietà dal punto di vista qualitativo.
Anche la romagnola Ortofrutta Caligari e Babbi, proprietaria del marchio Finò, ha puntato sul finocchio in particolare sulla certificazione biologica e sull’export realizzando un nuovo magazzino da 4 mila metri quadrati necessario per sostenere lo sviluppo internazionale dell’azienda, che realizza il 30% delle vendite all’estero (65% nei mesi invernali).
Investimenti importanti anche per l’agricola Lago d’Oro di San Benedetto dei Marsi (Aq) che ha recentemente inaugurato lo stabilimento più grande d’Europa per la trasformazione e la lavorazione dei finocchi. Esteso su una superficie di 6 mila metri quadrati, lo stabilimento ha una capacità di circa 150 tonnellate al giorno (7 ore) e può lavorare il prodotto fresco 365 giorni l’anno grazie al prodotto proveniente da un migliaio di ettari suddivisi tra Abruzzo, Puglia, Basilicata, Molise e Calabria.
In the fennel sector, premium brands stand out
Exports involve approximately 25 thousand tons every year and the premium product proves to be a winner thanks to both brand policies and segmentation of the offer
Our Country holds the world leadership with approximately 370 thousand tons produced annually (80% of world production) on 18 thousand hectares distributed in different parts of the national territory, in particular Puglia (where approximately 30% of the national harvest comes from), Campania, Lazio, Calabria, Marche, Abruzzo, and Emilia Romagna.
We also hold the first and only geographical indication registered at community level for this precious and healthy vegetable, 60% of which is consumed nationally. The geographical indication was assigned in the summer of 2022, to the Fennel from Isola Capo Rizzuto in Calabria.
Exports, which involve approximately 25 thousand tons of product each year (about 10% of the total), are mainly directed towards France, Germany and Switzerland and, unlike other fresh products, they are not affected by Spanish competition.
Generally speaking, the most typical made in Italy product in the basket is known and appreciated by national consumers and by those in areas characterized by a significant presence of Italian immigrants, even if we can talk about a progressive and general increase in exports. On the national market, this product often records significant price fluctuations due in part to the weather conditions of recent years, but above all to an increase in surfaces that is often not appropriately considered.
In this context, the premium product confirms its success thanks to brand policies and segmentation of the offer, linked to the function of use (raw and cooked), formats, market niches, in particular organic and zero residue ones, and distinctiveness of the product with respect to the production area of origin (in particular for PGI).
STILL UNEXPRESSED POTENTIAL
Few people know that the range of uses of fennel is greater than that of potato, especially in cooking.
This product, despite being a predominantly winter vegetable, can be consumed all year round, both cooked and raw, crunched like chips, in order to appreciate its taste that recalls anise (thanks to the presence of anethole).
On the communication front, this product does not seem to fully exploit its potential, linked, in particular, to its nutritional characteristics.
This product, in fact, despite boasting antioxidant, diuretic, and digestive properties supported by studies and research, almost never reports information or claims (indicated by EFTA) that could make a difference at the time of purchase.
Added to this is a lack of enhancement on the shelf at store, still focused on the sale of loose products, as well as a standardization of the price (more like a commodity) that does not express the real value of the product.
It is good to remember that consumers make fennel a cornerstone of their diet: according to the Cso Observatory, out of 100 kg of fruit and vegetables consumed, 58 are vegetables, of which 3 kg are represented by fennel.
PREMIUM BRANDS AND INVESTMENTS WIN ON THE MARKET
Primo Sole PO of Montescaglioso (Matera) was the first to debut when, in the autumn of 2019, it launched ‘Dolce Lucano’, the brand for premium-end packaged fennel produced in Metaponto region. The product was accompanied by an original payoff that provided clear indications to the consumer on how to best appreciate the organoleptic characteristics of Lucanian fennel: ‘Enjoy it Raw’. It was a first original attempt to segment the market based on the function of use and packaging and a success that was not long in coming.
At a distance of time, that work of evolution from brand to brand is offering added value to both end consumers and retailers as well as an example for others to follow.
Today Primo Sole PO, out of a total of 500 hectares dedicated to fennel divided between Metaponto, Calabria and Foggia areas for a production of around 250 thousand quintals, dedicates 50 hectares of the Lucanian area to Dolce Lucano. This premium product is presented in two formats: eco-friendly 750g tray and a two-kilo box in entirely recyclable cardboard.
The interest in this vegetable is also confirmed by both investments of recent years and varietal innovation that has pushed the creation of new and more performing varieties from a qualitative point of view.
Even Caligari and Babbi Ortofrutta, based in Romagna, owner of Finò brand, has focused on fennel, in particular on organic certification and exports, creating a new 4,000 square meter warehouse necessary to support the international development of the company, which makes 30% of its sales abroad (65% in the winter months).
Significant investments were also made by Lago d’Oro in San Benedetto dei Marsi (L’Aquila), which recently inaugurated the largest plant in Europe for the transformation and processing of fennel. The plant, extending over a surface area of 6,000 square meters, has a capacity of about 150 tons per day (7 hours) and can process the fresh product 365 days a year thanks to the product coming from a thousand hectares divided between Abruzzo, Puglia, Basilicata, Molise, and Calabria.