La locomotiva bio rallenta la sua corsa. A livello globale la crescita scende sotto le due cifre, di qui la necessità di maggiore innovazione di prodotto e promozione verso i consumatori alla luce dei tanti cambiamenti in corso. Al secondo congresso annuale BioFruit, che si è svolto nell’ambito di Fruit Attraction (organizzato da Eurofresh Distribution e Ifema, con la collaborazione di Proexport), sono emersi molti spunti su come alimentare e sostenere lo sviluppo del mercato biologico.
Naturale, residuo zero: il mondo biologico incalzato da nuove proposte
“La crescita della domanda biologica è sotto il tasso annuale del 10% – ha rilevato Pierre Escodo, editore di Eurofresh Distribution –. I consumatori sono anche confusi da una molteplicità di messaggi ma i mercati non sono uguali: In Cina e Russia, per esempio, la trasparenza sui prodotti è fondamentale, mentre la riduzione della plastica è fattore chiave per i consumatori americani e in Europa”. La parola magica bio viene incalzata da nuove terminologie che possono erodere il mercato. Come “naturale”. Secondo un sondaggio globale condotto da Euromonitor International quasi il 45% degli intervistati ha valutato “tutto naturale” come importante per loro nelle diete e negli ingredienti, mentre meno del 30% ha indicato il “biologico”.
Un nuovo trend che sta crescendo nel modo ortofrutticolo è poi il residuo zero, che si propone come terza via tra il convenzionale e il biologico. È particolarmente attivo in Francia: il collettivo Nouveaux Champs, che raduna 60 aziende e 5000 produttori, creato solo 18 mesi fa, produce oggi 23 mila tonnellate di frutta e verdura fresca certificate residuo zero per 59 milioni di ricavi, come ha ricordato il presidente Bruno Vila.
Bio: il messaggio non può essere isolato dalla sostenibilità
Un ulteriore elemento di riflessione è stato il messaggio bio. Che non può essere isolato dalla sostenibilità. “I consumatori hanno aspettative più ampie, un minore impatto sull’ambiente ma anche una retribuzione equa lungo tutta la catena di approvvigionamento” ha sottolineato Michel Reynaud, vice presidente di Ecocert, leader mondiale nella certificazione per l’agricoltura biologica. Biocoop, la principale catena biologica europea (3200 aziende agricole e 600 negozi biologici specializzati, 1,2 miliardi di euro fatturato, + 10,4% nel 2028; 70 nuove aperture di negozi nel 2019) “favorisce i fornitori che si impegnano per la sostenibilità e la trasparenza” ha ricordato David Siffert, capo della divisione frutta e verdura di Biocoop.
L’impegno sul packaging compostabile e il ginepraio delle tante certificazioni
Demeter certifica oggi 5300 aziende agricole biodinamiche su 183 mila ettari in tutto il mondo Sull’importanza del packaging il capo della certificazione Demeter international per Spagna e America Latina, Eduardo Tilatti, ha rivelato che è in corso un programma sperimentale di confezionamento con zero materie plastiche, attraverso l’uso di carta, resistente all’acqua e completamente biodegradabile.
Un elemento di difficoltà crescente sono poi i problemi normativi e l’impatto di altri standard e certificazioni, da FairTrade e Rainforest Alliance. “I gruppi di produttori stanno trovando sempre più difficile gestire questa gamma di standard” ha ricordato Miguel de Porras di Fibl.
A una tavola rotonda sul valore aggiunto oltre la certificazione biologica ha partecipato anche Brio (Gruppo Alegra). Il direttore commerciale, Anton Carra, ha raccontato l’esperienza nello sviluppo di mercati biologici all’estero come il Brasile e l’Asia, con le nuove linee bio, dal caco al melograno. Brio è anche coinvolta in molteplici programmi della catena del valore come Demeter, Naturland, FairTrade, ananas del Togo e la nuova campagna di promozione europea made in Nature.