Ortofrutta protagonista del mondo Dop e Igp

Anche se il lieve calo la produzione, il valore al consumo cresce superando il miliardo nel 2021, ed emergono nuovi prodotti nel XX Rapporto Ismea-Qualivita

ortofrutta dop igp

Frutta e ortaggi Dop e Igp  nel nostro Paese valgono 384 milioni di euro e occupano  21.249 addetti. Al consumo segnano 1,02 miliardi di euro, e nelle esportazioni pesano per ben 150 milioni di euro. Sono le stime del XX Rapporto Ismea-Qualivita sulle produzioni agroalimentari ortofrutticole Dop, Igp e Stg nel 2021.
I prodotti ortofrutticoli Dop e Igp contano 121 denominazioni. Vengono prodotte in Italia 562.000 tonnellate di ortofrutta certificata in crescita dell’1,4%, ma con un valore alla produzione che diminuisce dell’-1,8%.

Igp e Dop protagonisti

I dati sono quindi in crescita per la quantità certificata, anche se la contrazione dei listini medi all’origine per alcune grandi Igp (mele, in particolare) determina la flessione del valore alla produzione. Nei 384 milioni di fatturato le principali produzioni protagoniste sono, infatti, le mele (187 milioni di euro, -13%),  gli ortaggi (50 milioni di euro, +22%), frutta in guscio (37 milioni di euro, +22%), agrumi (36 milioni di euro, -7%) e frutta estiva (32 milioni di euro, +7%). Dunque abbiamo una tendenza di contrazione per alcune grandi Igp che determina la riduzione del valore complessivo ( il -1,8% segnalato), ma in contrasto crescono comunque ortaggi, frutta in guscio, frutta estiva, e anche i  pomodori (+25%) e le  insalate (+2%). Stabili i cereali e i legumi che rappresentano 9,4 milioni di euro di produzione.

Nel 2020 il comparto rappresentava 391 milioni di euro come valore alla produzione contro i 384 del 2021. Al contrario, il valore al consumo del 2021 è di 1.017 milioni di euro contro i 972 dello scorso 2020.
Gli operatori addetti a questo settore sono 21.249 di cui 20.468 produttori e 1.452 trasformatori.

La regione italiana protagonista  per l’ortofrutta è il Trentino-Alto Adige dove si generano circa 181 milioni di euro di fatturato, seguita dalla  Sicilia (58 milioni di euro), Piemonte (30 milioni di euro) e Campania (25 milioni di euro).

Export

Bene le esportazioni pari a 150 milioni di euro, che hanno una quota del 25%  nel totale dell’export dei cibi certificati, ma anche queste subiscono una flessione del -15,4%, rispetto al 2020,  anche se bisogna considerare che stiamo leggendo il 2021, un anno difficile per gli scambi internazionali.

Novità

L’ortofrutta ha ottime prospettive per il futuro e gioca un ruolo chiave nell’incremento dei prodotti a denominazione certificata. Sono infatti ben tre su quattro le nuove Igp del 2022 in ambito ortofrutticolo: la lenticchia di Onano, il Finocchio di Isola Capo Rizzuto Igp, la Castagna di Roccamonfina Igp. Tuttavia, se guardiamo al valore,  tra i primi 15 prodotti Dop e Igp italiani rientrano solo due qualità di mela: quella dell’Alto Adige Igp al tredicesimo posto e quella della Val di Non Dop al quindicesimo.

Tutelare le Igp e Dop italiane

Centrale secondo il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, la necessità di tutelare i nostri prodotti italiani di qualità. “Siamo convinti di un modello italiano che metta la centro i produttori oltre che i consumatori, e possa valorizzare il lavoro dei consorzi di produzione”. Il ministro ha spiegato poi le battaglie in atto per la tutela, sempre più necessaria, contro l’italian sounding.

Lo sguardo al futuro di settore è nelle riflessioni di Mauro Rosati, direttore generale della fondazione Qualivita: “Le filiere  rappresentano a pieno la sovranità alimentare italiana, con il 92% della materia prima e il 100% della trasformazione che avviene nel territorio nazionale, vi sono molti aspetti che spingono a puntare ancora sul modello Igp per quanto critico e incerto sia il futuro”.

Rosati ha ricordato che “con la loro logica di “supply chain locale”, le produzioni Dop e Igp hanno un vantaggio competitivo strutturale che si è palesato in maniera evidente nei momenti di crisi di questi ultimi anni, grazie a maggiori garanzie di approvvigionamento e una gestione controllata delle filiere, ma per sfruttare al meglio questo fattore vincente, è lo sviluppo tecnologico, l’innovazione e la ricerca”.

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