Dai 1.200 €/Kg dello zafferano, ai 15 milioni di valore di mercato del mirtillo nero, ma anche i quasi 60 €/Kg del ginepro e i poco meno di 7 milioni di valore della vite rossa. Sono solo alcuni dei numeri che tratteggiano il business delle piante officinali in Italia, un settore da 25mila t a volume e 115 milioni di € a valore, secondo i dati contenuti in un rapporto dell’Ismea sulla filiera nazionale.
Un filone potenzialmente interessante per l’Italia, ma tuttora sottovalutato, nonostante negli ultimi dieci anni siano triplicati gli ettari dedicati a questo tipo di colture. Dalla valeriana alla menta, dal finocchio al coriandolo, sono 296 le specie di officinali censite a livello mondiale. Gli analisti prevedono un aumento della domanda sia in Italia che all’estero e sottolineano le opportunità per gli agricoltori italiani. Anche perché ben 142 varietà, il 48% del totale, sono coltivate o coltivabili in Italia. Si stima che una quantità compresa fra il 75% e il 90% delle piante officinali commercializzate nel mondo derivi dalla raccolta spontanea, quindi la coltivazione, pur in costante aumento è ancora marginale.
Dal 2000 al 2010 in Italia la superficie riservata alle officinali è cresciuta del 200% passando da poco più di duemila ettari a oltre settemila, mentre le aziende sono diminuite di circa un terzo, segno che si va verso una specializzazione. Oggi la dimensione media di un’azienda agricola con officinali è di circa 18 ha. Le regioni che dedicano maggior spazio a zafferano e altre spezie sono Marche, Emilia-Romagna e Piemonte. Sempre secondo i dati del rapporto Ismea, mirtillo, lampone, ribes, rosmarino e lavanda sono le colture più redditizie, con margini lordi che variano dagli oltre 25mila €/ha del mirtillo ai poco più di 4mila della lavanda.
Nel periodo 2000-2011 le importazioni in Italia di piante officinali e dei loro derivati sono aumentate da 120mila a 160mila tonnellate, con trend crescente. Le esportazioni hanno avuto un andamento più altalenante, ma dalle poco più di 40mila tonnellate del 2000 si è passati alle 80mila del 2011. Il saldo della bilancia commerciale è negativo per circa 600 milioni di euro.
L’indagine rivela come per le imprese agricole italiane quello delle officinali sia un business interessante per la possibilità di coltivare nuove specie, per il crescente interesse dei consumatori, per la capacità di avere prodotti di qualità e per la naturale vocazione del territorio a questo tipo di coltivazioni. Le difficoltà stanno negli elevati costi, nell’erosione dei margini, nel calo dei consumi e nelle normative limitanti e lacunose. Ma anche i rapporti di fornitura alla gdo, definiti problematici da molti produttori, che trovano onerosa l’elevata frequenza delle consegne, anche giornaliere, di piccoli volumi di prodotto e la richiesta di servizi aggiuntivi.
Grazie delle notizie chiarificatrici riportate. Mi permetto di porgere una questione conseguente: per un agricoltore neofita, ma ambizioso e zelante come chi scrive, quanto è complicato avviare e soprattutto gestire un’azienda agricola avente, per esempio, come coltura principale il mirtillo?
Grazie delle notizie chiarificatrici riportate. Mi permetto di porgere una questione conseguente: per un agricoltore neofita,ma ambizioso e zelante come chi scrive, quanto è complicato avviare e soprattutto gestire un’azienda agricola avente,per esempio, come coltura principale il mirtillo?
Egregio signore, Grazie per averci scritto. E’ molto importante per noi avere un dialogo diretto con i nostri lettori. Faremo tesoro della sua domanda e cercheremo di rispondere con un articolo di approfondimento. Continui a seguirci sul sito, sul bimestrale cartaceo (che distribuiamo in Europa e che uscirà a fine maggio) e sulla nostra pagina twitter dove cercheremo di affrontare i temi di maggiore interesse.
Cordiali saluti
La redazione