In recupero l’export dell’ortofrutta italiana, che chiude il 2022 in positivo a valore (+1,5%), per 5,3 miliardi di euro, mentre calano leggermente i volumi rispetto al 2021 (-0,4%). Lo rende noto Fruitimprese sulla base dei dati Istat.
Nel 2021 l’incremento era stato dell’8,3%
I numeri a valore vanno presi con le pinze, anzitutto ricordando il dato eccezionale dell’inflazione. E rimangono nettamente inferiori al 2021, anno record per le esportazioni italiane di ortofrutta quando la crescita era stata del +8,3% sull’anno precedente con un saldo della bilancia commerciale di oltre 1 miliardo di euro rispetto ai 665 milioni di quella del 2022. Sui volumi il saldo tra import ed export è negativo di circa 110 mila tonnellate.
La frutta traina l’export, boom per pesche e nettarine +43%
A trainare le esportazioni la frutta fresca (2,8 miliardi €, +6,3%): una conferma le mele (863 milioni €, anche se in flessione del 2%), l’uva da tavola (738 milioni €, +1,2%) e i kiwi (509 milioni €, +7,8%). Molto bene pesche e nettarine (+43,5%) complice una stagione negativa della Spagna. Recuperano in valore gli agrumi (+2,4%) anche se le quantità importate (403.000 tons) sono il doppio dell’export (201.000 tons), con le arance in difficoltà (-6,5%), ma soprattutto pere (-27%) per problemi produttivi. Male l’export di frutta secca (-25,8%). Positivi invece legumi e ortaggi (1,6 miliardi €, +4,1%).
Forte aumento dell’import di ortaggi e legumi
Le importazioni aumentano del 4,2% in volume e del 11,7% in valore. In forte incremento, in valore, legumi e ortaggi (+34,1%), oltre ad agrumi (+13,9%) e frutta tropicale (+10,9%). Tra i prodotti campioni di import, banane e ananas crescono in linea con l’inflazione (+12,6% e +15,9%).
Salvi: “Preoccupazione per i dossier comunitari su imballaggi e prodotti fitosanitari e calo consumi”
“L’ortofrutta fresca conferma il suo peso strategico per l’economia del Paese come seconda voce del nostro export agroalimentare dopo il vino –commenta il presidente di Fruitimprese Marco Salvi-. Un protagonismo che è stato riconosciuto al recente Tavolo ortofrutticolo nazionale grazie alle iniziative intraprese dal ministro Francesco Lollobrigida, tra cui quelle per nuova manodopera straniera e per la formazione all’estero degli operatori.
La competitività delle imprese dell’ortofrutta è stata messa a dura prova nel corso del 2022 dagli aumenti dei costi fuori controllo dell’energia, trasporti, imballaggi, concimi, fertilizzanti. E non ci stanchiamo di chiedere una corretta redistribuzione di costi e responsabilità lungo l’intera filiera produttiva e distributiva. Resta anche fortissima la preoccupazione per i dossier comunitari (imballaggi e prodotti fitosanitari) e per il calo importante dei consumi”.