Frutta e verdura, consumi in calo dal 2022: come invertire la rotta

Se ne è parlato a Ferrara in un convegno organizzato dall’Associazione Nazionale Le Donne dell’Ortofrutta. Servono più educazione e innovazione

Relatrici convegno di Ferrara Associazione Donne Ortofrutta
Relatrici Associazione Donne Ortofrutta

Dal 2022 è in atto una pericolosa inversione dei consumi di ortofrutta con percentuali negative in termini di volumi. E la prima azione da compiere è quella di promuovere una maggiore conoscenza, a cominciare dagli effetti preventivi sulla salute. Si è svolto a Ferrara un convegno (L’ortofrutta come prevenzione), promosso dall’Associazione Nazionale Le Donne dell’Ortofrutta, che ha fatto il punto sulla attuale situazione del comparto. L’evento, patrocinato dal Comune di Ferrara, è stato organizzato dalla coordinatrice regionale delle Donne dell’Ortofrutta Silvia Carpio, dell’azienda ferrarese Cico-Mazzoni.

I trend con i dati di Cso Italy

Trend di consumo frutta e verdura, dati Cso Italy
Trend di consumo ortofrutta, dati Cso Italy

Aperto dalla presidente delle Donne dell’Ortofrutta, Carola Gullino, il convegno è entrato nel vivo con i numeri di Elisa Macchi, direttrice di Cso Italy, che ha analizzato i trend di consumo dell’ortofrutta nelle famiglie italiane. I consumi di frutta e verdura nel 2022 hanno subito un primo crollo importante, con gli acquisti all’interno delle famiglie che sono diminuiti del 9% rispetto all’anno precedente. Trend negativo che si è confermato nel 2023, quando si è registrato un’ulteriore diminuzione del 6%.

La spesa che sostengono le famiglie italiane per acquistare ortofrutta è aumentata, registrando a valore un +4% nel 2023 rispetto al 2022, con un prezzo medio al dettaglio che, sotto la spinta inflattiva, è salito dell’11% da un anno all’altro.  “Per alcune specie ha inciso l’offerta deficitaria -ha spiegato Elisa Macchi-, in altre situazioni può aver influito la qualità. Poi ci sono prodotti poco innovativi, che non hanno saputo parlare al consumatore, per i quali il disinteresse è costante e progressivo da tempo. C’è infine chi pensa che le nuove tendenze alimentari limitino la presenza della frutta nella dieta, perché ritenuta calorica. Accanto all’impegno di tutta la filiera dell’ortofrutta per fornire un prodotto di qualità, è necessario oggi educare il consumatore a scelte più consapevoli”. Per quanto riguarda gli ortaggi, solo i cetrioli hanno fatto registrare un dato positivo nel 2023 rispetto al 2022. Per la futta la situazione è migliore, grazie alle performance di banane, mele, fragole, frutti di bosco, avocado, pesche e nettarine. Da notare che l’ortofrutta nel bilancio famigliare incide solo per il 3,7%, secondo l’analisi di Cso Italy, dunque eventuali tagli negli acquisti hanno comunque un’incidenza marginale.

Salute, agrofarmaci, filiera

I trend dell'ortofrutta a volume nei diversi canali distributivi
I trend dell’ortofrutta nei diversi canali distributivi

Diversi i temi affrontati. Sul potenziale driver della salute, per incentivare i consumi di ortofrutta, sono intervenuti diversi medici, Cristina Zagà, specialista in radiodiagnostica e senologia, Raffaella Giagnorio, specialista in medicina dello sport, Francesco Palummieri, specialista in ortopedia e traumatologia, Giulia Felloni, specialista in dermoestetica e rigenerativa, che hanno raccontato come diverse patologie possono essere combattute in chiave preventiva (finanche in funzione anti-aging), con adeguati consumi di frutta e verdura nell’ambito della dieta mediterranea.

Sul tema degli agrofarmaci è intervenuta Flavia Succi, european industry liaison manager di Zespri: “Oggi senza agrofarmaci non sarebbe possibile fare agricoltura” ha affermato, con un focus sulla lotta integrata, pratica sostenibile di cui l’Emilia-Romagna è stata pioniera fin dagli anni 50-60, oggi “la base di qualsiasi produzione agricola, in Italia e nel mondo”.  Sulla tracciabilità di filiera, ha ricordato gli innumerevoli controlli cui è sottoposta la produzione ortofrutticola al fine di assicurare qualità al consumatore, tra cui solo quelli conseguiti dall’autorità pubblica sono ben 190 mila all’anno.

Il made in Italy vince come appeal, ma  va ricordato che oggi il prodotto a scaffale ha dietro aziende strutturate, che ne sono garanti.  “Possiamo produrre meloni dal 15 maggio al 30 ottobre, mantenendo gli stessi standard qualitativi” ha sottolineato Francesca Nadalini, imprenditrice ortofrutticola della Nadalini di Sermide (Mn), specialista delle cucurbitacee-. Abbiamo zucche che vengono dal Messico, dal Perù o dal Sudafrica e hanno gli stessi standard qualitativi della nostra merce. Non possiamo essere integralisti: dobbiamo ragionare in termini di reciprocità”.

 

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