Tra il 2010 ed il 2019 la Sau (superficie agricola utilizzata) è aumentata dello 0,9%, ma in questi anni si è coltivato il 15% in meno di cereali e sono stati impiantati il 7% in più di colture fruttifere (compresa la frutta a guscio). I dati sono comunicati da Confagricoltura su base Istat.
Occorre agevolare il cambiamento con l’innovazione
Nel complesso i seminativi (colture di piante erbacee, incluse le ortive, soggette all’avvicendamento colturale con durata delle coltivazioni non superiore a cinque anni) diminuiscono del 3,7%. Aumentano, invece, del 5,7% le colture legnose e del 6,9% le foraggere (prati permanenti e pascoli). “Occorrono politiche adeguate per accompagnare queste trasformazioni -sottolinea Nicola Gherardi, componente della Giunta esecutiva confederale di Confagricoltura-: agevolarle anche con conoscenze e innovazione, mentre è essenziale evitare di perdere terreno su coltivazioni strategiche, come nel caso dei cereali. Serve un’azione politica continua e più decisa per tutte le produzioni per le quali è a rischio il nostro autoapprovvigionamento”.
Secondo l’Istat tra i principali fattori all’origine di questi cambiamenti ci sono l’innovazione tecnologica che induce la riorganizzazione dei processi produttivi; l’evoluzione del mercato in termini di variazioni nella domanda e maggiore concorrenza sui prezzi dei principali competitor e il cambiamento climatico.