Il paradigma oggi è la non cura delle terra: occorre cambiarlo e a questo punta l’agricoltura biodinamica che ha celebrato a Firenze, nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, il 36esimo Convegno Internazionale (Un’agricoltura di salute. Ricerca, innovazione e formazione per il futuro della Terra) organizzato dall’Associazione per l’Agricoltura biodinamica con il contributo dell’Istituto di Formazione Apab.
Durante il lockdown l’incremento delle vendite di prodotti bio nei supermercati è stato dell’11%
Il Convegno, che avrà due prossime tappe lunedì 30 novembre e giovedì 10 dicembre, ha visto gli interventi di numerosi relatori. Tra questi, Enrico Amico, presidente Demeter Italia; Stefano Masini, responsabile Ambiente, Territorio e Consumi di Coldiretti; Valentino Mercato, presidente di Aboca; Alessandro Piccolo, professore di Chimica agraria ed ecologia presso l’Università Federico II di Napoli; Gianpaolo Donzelli, presidente Fondazione Meyer; Cecilia Del Re, Assessore all’Urbanistica, all’Ambiente e Agricoltura urbana del Comune di Firenze.
“In questo momento l’agricoltura biodinamica può svolgere una funzione essenziale per il Paese -ha ricordato Carlo Triarico, presidente dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica-. Abbiamo davanti la sfida del Green New Deal, la strategia From farm to fork, che indicano una serie di misure essenziali per lo sviluppo ecocompatibile della nostra economia. Quello che le due strategie contemplano si trova all’interno delle linee guida storiche Demeter dell’agricoltura biodinamica: dall’economia circolare (in biodinamica le aziende devono essere a ciclo chiuso), al 10% del terreno coltivato per la biodiversità, senza parlare dei pesticidi e antibiotici in agricoltura (che in dieci anni si dovranno abbattere il 50%)”.
L’Italia risulta essere il primo Paese europeo per numero di aziende agricole biologiche, con un numero di operatori saliti a ben 80.643 (2019). Crescita trainata anche dal mercato interno, che nonostante il lockdown ha mostrato un incremento dell’11% delle vendite di prodotti bio nei supermercati (Rapporto GreenItaly 2020). “L’Italia ha il 16% di superficie coltivata in biologico e parte minore in biodinamico: siamo avvantaggiati nella difficile fase della transizione rispetto all’Europa che ha l’8%. La biodinamica è il modello più promettente per l’Ue che vuole traghettare i Paesi verso l’ecologia”. Ma nonostante le prospettive economiche (“La biodinamica potrà dare tenuta alle nostre aziende: la media di redditività per ettaro è di circa 13mila euro contro lo standard del convenzionale di circa 3200 euro, perché interessiamo i mercati importanti d’Europa), non mancano le criticità: “Negli altri Paesi europei ci sono cattedre e corsi in agricoltura biodinamica: il nostro Paese non ne ha, anche se c’è attenzione nelle università e ricerca sul tema”.
L’innovativo progetto EcoFoodFertility che coinvolge le principali aziende bio e biodinamiche italiane ed EcorNaturaSì
Tra le iniziative raccontate, spicca il progetto EcoFoodFertility, primo al mondo, finanziato dalle principali aziende bio e biodinamiche italiane. Recluterà famiglie in territori ad altro impatto ambientale in Italia (Terra dei Fuochi,Taranto, Brescia) per verificare quali cambiamenti tossicologici sono attuati grazie all’alimentazione biologica e biodinamica. I 300 soggetti partecipanti mangeranno per tre mesi solo bio e biodinamico. I pacchi saranno distribuiti da Ecor-NaturaSì. Verranno effettuate una serie di analisi (sangue, urine, sperma, capello) prima dell’intervento nutrizionale e dopo. Si valuteranno le concentrazioni di vari inquinanti chimici, tra cui metalli pesanti, pesticidi, diossine, idrocarburi policiclici aromatici e i policlorobifenili (Pcb).
“La fertilità, il liquido seminale può essere un potente strumento per misurare la salute pubblica, un sentinella dei danni: lo spermatozoo come ape del territorio –ha raccontato Luigi Montano medico uro-andrologo coordinatore del progetto–. C’è una caduta verticale del numero degli spermatozoi nel mondo occidentale, da una media di 116 milioni (1939) a 47 milioni (2015) soprattutto nelle zone a maggiore pressione ambientale. È nato dalla Terra dei Fuochi un progetto di ricerca per andare a vedere i rischi precoci di danno alla salute ed è diviso in due fasi. La prima valuta i primi segni di danno (dovuti per esempio ai metalli pesanti). La seconda è come resistere all’impatto ambientale: quali alimenti bio possono detossificare. Gli inquinanti hanno stress ossidante. E sono contrastati da fitonutrienti, che hanno maggiore ricchezza in prodotti bio e biodinamici”.