“Il made in Italy non può più aspettare”. Così Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, sulla possibilità di allentare la morsa sull’automotive e sulla metallurgia, come su moda e design, nell’ambito del patto sull’export.
“Stiamo iniziando una settimana cruciale in cui si deciderà il futuro del Paese -dice ancora Scordamaglia- Seguiamo la strategia condivisa a livello europea di apertura immediata anche se progressiva di Spagna, Francia e Germania che stanno già definendo i tempi e i modi della ripresa. Se tardassimo -aggiunge Scordamaglia- accumuleremmo un ritardo nella ripresa sugli altri Paesi che poi non sarebbe più recuperabile, innescando così una crisi economica e occupazionale gravissima”.
Una programmazione necessaria per tutto il Made in Italy, alimentare compreso, che in questa fase può essere il vero modello su cui coniugare produttività e salute dei lavoratori, ma che “senza garanzie sulle filiere collegate -sottolinea Scordamaglia- rischia di non poter più garantire continuità”.
E in questo senso è necessario cominciare a programmare anche la riapertura del settore del food service che vale in Italia 80 miliardi di consumi alimentari e centinaia di migliaia di posti di lavoro. Una riapertura progressiva basta anche su metodi nuovi, quali app per ordinare a distanza, drive in protetto e asporto per poi arrivare a una riapertura vera e propria con apposite misure di protezione.