Dop e Igp: cresce l’export e traina il comparto

Produzione in calo del 7% per i prodotti ortofrutticoli italiani certificati igp, dop e stg. I produttori guadagnano di meno (-3,8%) anche a causa della contrazione dei consumi interni (-16,2%) ma il comportato regge anche grazie all’export che premia la qualità e registra, tra il 2013 e il 2014, un incremento di fatturato del 15,8% pari ad un volume d’affari di 194 milioni di euro.

Il segno meno connota l’andamento della maggior parte dei prodotti ortofrutticoli made in Italy certificati. Sono poche le eccezioni. Tra queste la cipolla rossa di Tropea Igp che, nel corso del 2014, ha realizzato importanti risultati di crescita sia per il fatturato alla produzione (+45,7% per un giro d’affari da 15 milioni di euro) che per le vendite al consumo (+76,2%) che riguardano un mercato da 30 milioni di euro.803

La cipolla rossa Igp. «È il risultato  – spiega Antonio Veltri, presidente del consorzio Cipolla di tropea Igp che raccoglie i produttori attivi nelle province di Cosenza, Catanzaro e Vibo Valentia – di due azioni congiunte. La prima riguarda l’importante campagna di comunicazione a tappeto su tutti i mass media che, come consorzio abbiamo portato avanti, grazie ad un finanziamento ministeriale di 380mila euro. D’altro canto, cominciamo a risentire degli effetti benefici della lotta alle contraffazioni che, a partire dal 2008, ha visto impegnate le autorità locali ed ha portato anche alla chiusura di capannoni attivi in questo territorio».

I dati F&V. Complessivamente il comparto F&V certificato, nel 2014, ha prodotto circa 500mila tonnellate di derrate (-7%). Trend i di calo produttivo si registrano per le mele Alto Adige (-4,9%, 230mila tonnellate) e per le mele Val di Non (-14,5%, circa 200mila tonnellate). Diminuisce anche il fatturato della filiera produttiva (-3,8% pari ad un volume d’affari di 451 milioni di euro di cui quasi la metà per le mele del Trentino Alto Adige) con picchi del -28,9% per le mele della Lunigiana.

Si tratta di un andamento in linea con i dati relativi al consumo nazionale ancora fortemente contratto (-16,2% pari a 447 milioni di euro) con un forte calo di vendite registrate per la mela della Val di Non (-25,6%).

L’export. Per contro, tiene bene l’export che con un incremento del 5%, nel 2014, ha registrato un fatturato di 194 milioni di euro. In linea con il trend nazionale tutti i comparti coinvolti a cominciare dall’incredibile impennata delle Mele della Val di Non che nel corso di quest’anno hanno quasi triplicato le quantità spedite oltre confine arrivando quasi a triplicare il fatturato (+159). In controtendenza il pomodoro San Marzano dell’Agro Sarnese Nocerino che ha dimezzato le vendite all’estero con minori guadagni per circa 5 milioni di euro.

«L’export, ancora in crescita sostenuta – ha spiegato Ezio Castiglione, presidente di Ismea – resta l’unico elemento trainante del settore delle produzioni certificate italiane mentre continua a drenare fatturato il mercato interno, anche se i consumi, in una situazione quest’anno un po’ meno critica, stanno tendendo gradualmente a stabilizzarsi. Il più 5% delle vendite all’estero conferma il successo del Brand Italia oltre confine, dove gli spazi di crescita restano ampi e incoraggianti. Cruciale sarà anche l’esito dei negoziati nell’ambito dell’accordo bilaterale con gli Usa. L’inserimento della tutela dei marchi di origine tra i punti fondamentali della trattativa rappresenta un importante passo in avanti, bisognerà adesso tradurlo nei testi attuativi».

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