Continua a calare il consumo medio giornaliero pro capite di frutta in Europa

Solo cinque nazioni, tra cui l’Italia, superano la media europea e il minimo raccomandato OMS

L’obiettivo finale, quello di portare il consumo quotidiano di frutta fresca a 400 grammi di frutta fresca per persona, ossia il minimo raccomandato dall’Oms, è ben lungi dall’essere raggiunto. Anzi, la speranza che all’epoca della pandemia da Covid aveva iniziato a fare capolino, ossia che l’accresciuta preoccupazione per la propria salute contribuisse a un incremento nei consumi di alimenti salubri e quindi anche di ortofrutta fresco, è naufragata sotto i colpi della crisi economica, delle guerre che minacciano le linee di approvvigionamento facendo lievitare i costi, dell’incertezza per il futuro, che hanno pesantemente intaccato la capacità (e la volontà) di spesa del consumatore.

Lo afferma l’ultima edizione del Rapporto sui Consumi di Freshfel Europe, che ha fissato, per l’anno 2022, il consumo medio giornaliero per persona di frutta fresca a livello di Unione Europea alla poco ragguardevole soglia di 350 grammi, il 5% in meno rispetto al 2021 e il 3% in meno confrontato con la media dei cinque anni precedenti, con la stragrande maggioranza dei paesi membri del “club dei 27” ben al di sotto di siffatta già non esaltante media continentale. In effetti sono davvero pochi i paesi che riescono a superare o pareggiare l’asticella europea, e ancora meno quelli che eccedono, sia pure non di cifre esorbitanti, il minimo raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità: in questo circolo esclusivo trovano posto soltanto la Grecia, con 472 grammi al giorno a testa, il Belgio, con 460 grammi e l’Italia con 440 grammi, seguiti da Portogallo (431 grammi), Polonia (429 grammi) e Romania (420 grammi).

Se vogliamo considerare anche la media europea, allora nella famiglia dei consumatori “virtuosi” troviamo, ma davvero per il rotto della cuffia, anche Spagna (355 grammi), Paesi Bassi (351 grammi) e Bulgaria (350 grammi). Sorprendentemente a metà classifica paesi come la Francia, la Germania e l’Austria tradizionalmente grossi produttori di ortofrutta, mentre fanalino di coda, di poco sopra ai 200 grammi giornalieri, si trovano Finlandia, Repubblica Ceca e buon ultima la Slovacchia. “In tempi di incertezza economica –spiega Philippe Binard, delegato generale di Freshfel Europe– i consumatori tendono a prediligere una dieta meno salutista, che viene percepita come meno onerosa dal punto di vista economico e come più sostanziosa da quello nutrizionale rispetto a una dieta basata su frutta e verdura. Ecco perché, al di là dei dati forniti dal Rapporto 2022, le previsioni e i primi dati riguardanti il 2023-2024 confermano l’attuale trend in declino, che in alcuni casi supera anche il 10%, rendendo ormai nulli gli effetti positivi della crescita dei consumi nel periodo della pandemia”.

A questo trend negativo fa eco, di pari passo, quello altrettanto poco entusiasmante degli scambi di mercato: nel 2022 la quantità di ortofrutta movimentata nei 27 paesi dell’Unione è stata di 71.350.965 tonnellate, in calo rispetto agli anni precedenti che, dal periodo pandemico, avevano fatto registrare indici positivi. Dagli scambi tra i suoi membri Freshfel Europe ha desunto pertanto i seguenti indicatori dei più recenti trend di consumo: un calo degli acquisti, tanto più vistoso quanto più la disponibilità economica del consumatore è bassa, con i prodotti più economici maggiormente avvantaggiati rispetto alle gamme premium e ai prodotti da agricoltura biologica e biodinamica, spesso considerati troppo costosi.

Un interessante caso in controtendenza è rappresentato proprio dall’Italia, dove il consumo di ortofrutta biologico è dato in sia pur lieve e non rapido aumento, e dove la massiccia e capillare presenza di prodotti certificati Dop e Igp, spesso disponibili nella grande distribuzione con una filiera corta o addirittura cortissima, privilegia il prodotto locale, percepito come un’eccellenza a chilometro zero. Una situazione difficilmente replicabile a livello di Unione Europea, dove l’adozione anche di iniziative pesanti come il Green Deal, la strategia Farm to Fork, il Piano d’Azione per l’Economia Circolare e i piani per la prevenzione dei tumori, non ha sortito gli effetti sperati, mandando sprecata quella che poteva essere una grande occasione per incrementare la presenza dell’ortofrutta fresco nella dieta del consumatore europeo.

“L’ortofrutta – conclude Binard– dovrebbe essere considerato un bene pubblico in quanto parte attiva nella soluzione delle sfide sociali, economiche, sanitarie e climatiche che stiamo vivendo. Le attuali linee guida nutrizionali addirittura concordano che il consumo minimo giornaliero dovrebbe essere innalzato a 800 grammi per persona, ma troppi ostacoli impediscono questo tipo di crescita nonostante ci sia la consapevolezza della sua importanza. In parallelo è importante che il settore prosegua sulla strada dell’innovazione verso una maggiore convenienza, migliori caratteristiche organolettiche e migliori strategie di promozione soprattutto verso i più giovani”.

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