Africa, una sfida globale per l’ortofrutta

In potenza l’agricoltura africana è un settore che, da qui al 2030, ha grandi margini di crescita con la previsione di potere arrivare a triplicare l’attuale produzione da circa 280 miliardi di dollari a 800 miliardi di dollari.

Le sfide. In realtà la crescita – che sarebbe un passo obbligato se si considera che la domanda di cibo del continente è destinata a triplicare entro il 2050 – rimane legata ad alcuni fattori chiave come, ad esempio, il sostegno finanziario agli agricoltori da parte dei Paesi, l’introduzione di tecnologie irrigue resa necessario dal problema sempre più grande della siccità, il miglioramento varietale e infine, la possibilità di accedere ad assicurazioni che coprano il rischio dei cambiamenti climatici.

Secondo Agnes Kalibata, alla guida Agra, Alliance for green revolution in Africa, nata nel 2006 da una partnership tra la Fondazione Rockefeller e la Fondazione Gates, nonché ex ministro all’agricoltura del Ruanda «senza un adeguato finanziamento all’agricoltura diventa molto difficile pensare allo sviluppo economico dell’intero continente atteso che in questo settore vi lavorano circa 530 milioni di africani pari al 66% della popolazione».

Le politiche africane. In questo senso esiste un documento che è la cosiddetta dichiarazione di Maputo, del 2003, siglata dai Paesi aderenti all’Unione africana, che impegna gli Stati sottoscrittori a dedicare all’agricoltura il 10% del loro budget. In realtà la crescita africana di questo comparto è molto lenta anche perché, la soglia del 10% del budget non è stata rispettata praticamente da nessuno.

Secondo un’inchiesta condotta dal giornale britannico The Guardian, che – a tal proposito – diffonde qualche numero in più, «tra i paesi dell’Africa orientale, solo il Ruanda è riuscita a stanziare il 6% del suo bilancio per l’agricoltura, mentre l’Uganda non è mai andato sopra il 4%. In pratica il tasso medio di crescita della spesa pubblica per questo settore su scala continentale , è stato del 7,4% all’anno a partire dal 2003. Questo comporta che, mentre per i servizi e l’industria si prevede una crescita rispettivamente del 5,7% e del 5,5% tra il 2015 e il 2016, 16, per l’agricoltura, la silvicoltura e la pesca la crescita attesa sarà del 2,3%».

I gap. Naturalmente la mancanza di fondi trasforma le sfide da affrontare per lo sviluppo agricolo in ostacoli importanti: si pensi all’arretratezza per non dire quasi totale assenza dei sistemi di irrigazione, alla necessità di sviluppare i servizi di stoccaggio e immagazzinamento in tutti i Paesi di modo da sviluppare anche una rete distributiva che, ad oggi, risulta atomizzata. Ci sono, inoltre, anche seri problemi di accesso da parte degli agricoltori a strumenti finanziari a prezzi abbordabili oltre che l’assenza di servizi di consulenza per gli agricoltori.

Con riferimento all’irrigazione e al crescente problema della siccità, va segnalato che, attualmente, solo il 6% delle terre coltivate in Africa è dotato di impianti di irrigazione. In pratica l’agricoltura africana dipende esclusivamente dall’acqua piovana, il che equivale ad un paradosso se si considera che in tutto il continente si registrano gravi problemi di siccità e di progressiva desertificazione. Potrebbe aiutare ad affrontare la siccità anche l’utilizzo di semi derivati da miglioramento varietale ma la stragrande maggioranza degli agricoltori utilizza semi provenienti dalle proprie colture.

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