
Sbagliato fare retromarcia sul Green Deal: la risposta all’emergenza climatica non può essere un passo indietro rispetto alle politiche ambientali, la vera sfida è coniugare sostenibilità ambientale, sociale ed economica. E anche la commissione Ue non deve cedere ad ambiguità. A metterlo in chiaro sono FederBio, Legambiente e Slow Food Italia, che hanno promosso l’incontro Il nemico è davvero il Green Deal? nell’ambito della Slow Wine Fair a BolognaFiere.
Sotto accusa l’apertura ai pesticidi in caso di mancanza di alternative
A discutere del tema sono stati Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia, Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio, e Angelo Gentili, responsabile agricoltura di Legambiente.
Tra le contraddizioni imputate alla Commissione Ue quella di avviare percorsi che legittimano l’utilizzo di pesticidi in assenza di alternative concrete, dopo aver ritirato la proposta per dimezzare l’utilizzo di fitofarmaci entro il 2030. Un approccio che sembra andare contro le stesse strategie europee From farm to fork e Biodiversity 2030 e la centralità del valore strategico dell’agricoltura biologica come strumento per favorire la transizione ecologica. Nell’ambito del dibattito sulla nuova Pac rimangono poi incertezze sulle risorse economiche disponibili per supportare il settore in chiave concretamente green.
“Vediamo segnali contrastanti che arrivano dalla Commissione europea -ha affermato Mammuccini-. Da un lato la Visione per l’agricoltura e l’alimentazione, uscita in questi giorni, conferma che l’agricoltura biologica rappresenta una scelta strategica anche per il futuro. Su un altro fronte sembra invece frenare in termini di investimenti e di sostegno alle regole che dovrebbero supportare questo percorso e non affronta in maniera adeguata la necessità di ridurre i pesticidi sintetici”.
“Si parla degli ingenti sussidi europei all’agricoltura, ma si dimentica che i soldi della Pac continuano ad andare a poche grandi aziende: l’80% dei finanziamenti va al 20% degli imprenditori agricoli e premia l’agricoltura industriale intensiva -ha sottolineato Nappini-. Purtroppo il programma presentato dalla Commissione europea, Visione per l’agricoltura e l’alimentazione, rimane ancorato a un modello obsoleto che privilegia l’aumento della produzione e non punta con decisione alla sostenibilità dei sistemi alimentari, al rispetto dell’ambiente e all’equità sociale”.
“La risposta a questa crisi non può essere un ritorno alle pratiche intensive del passato, ma un deciso investimento nell’agroecologia. Dobbiamo supportare gli agricoltori nella transizione verso modelli produttivi sostenibili, offrendo incentivi economici adeguati e promuovendo pratiche che riducano l’impatto ambientale” ha rimarcato Gentili, responsabile agricoltura di Legambiente.