L’utilizzo della certificazione Fairtrade deve diventare il riferimento per le importazioni di banane a livello globale, se si vuole mantenere un filiera sostenibile, con prezzi equi. Lo sostiene in un’intervista (ad America Economia) José Antonio Hidalgo, direttore esecutivo dell’Associazione degli esportatori di banane dell’Ecuador (Aebe), eletto co-presidente del Comitato di coordinamento/Consiglio consultivo del World Banana Forum dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao).
Gli esempi positivi di Aldi Süd e Sainsbury’s
Hidalgo ha annunciato che concentrerà le sue azioni nel garantire che i mercati internazionali, in particolare quello europeo, paghino un prezzo equo, visto che il futuro delle piantagioni di banane, in particolare in Ecuador, sarebbe a rischio. La strategia passa dallo sviluppo di una comunicazione globale rivolta al consumatore finale, con l’obiettivo di “sensibilizzarlo sui costi reali della sostenibilità”.
Per contrastare la sovra-certificazione delle banane da esportazione, si punterà all’omologazione degli standard dove quella Fairtrade è vista come la metodologia chiave di riferimento, adottata per esempio da Aldi Süd e Sainsbury’s. “Un prezzo equo considera molteplici fattori, come i costi di produzione, che includono il pagamento di un salario dignitoso ai lavoratori, l’adozione dei requisiti stabiliti negli standard di certificazione richiesti dai mercati di destinazione, l’implementazione di alternative ai limiti massimi di residui stabiliti dalle autorità”.
Tra gli obiettivi da promuovere nel Forum (che riunisce i principali attori del settore, produttori, esportatori, supermercati, enti di certificazione) anche quello di contrastare lo spreco alimentare dovuto a questioni puramente estetiche del prodotto a scaffale.