Nel primo trimestre 2021 il bio cresce a valore dello 0,9%. Tra i canali di distribuzione, le maggiori performance nell’eCommerce (+79% rispetto allo stesso periodo del 2020 e +150% in tutto il 2020) e discount, che crescono del 10,5%; rallenta invece la corsa per Iper e Super (-1,4%). Lo comunica Assobio citando dati Nielsen.
La richiesta di Assobio: più formazione, diminuire i costi di certificazione e investire nel digitale per la tracciabilità
In generale si conferma un rallentamento nella crescita: lontane le punte del +20% a marzo-aprile 2020. Andando a vedere i comparti, l’ortofrutta decresce a valore dello 0,6% (e a volume -1,7%); per frutta e vegetali secchi il dato a valore è -4,3%. Ma la gastronomia vegetale fa invece registrare un +12,6%.
“Il Governo dovrebbe investire in formazione nelle scuole e nella ricerca universitaria, con master e corsi di laurea in agricoltura biologica” osserva Roberto Zanoni, presidente di Assobio che chiede un cambio di passo. Altro punto chiave alleviare i costi di certificazione biologica che gravano sulla filiera. “Riconoscere un credito di imposta, oltre a favorire la conversione delle superfici, aiuterebbe anche i consumi, insieme a un auspicabile taglio dell’Iva sui prodotti dell’ortofrutta biologica”. Infine la tracciabilità. “Urge investire nell’innovazione digitale, creando una piattaforma di tracciamento validata dal ministero delle Politiche agricole, che dovrà essere utilizzata da tutti, produttori e operatori del biologico, dal campo alla tavola”.
L’Italia, con il 15,8%, vanta una delle maggiori quote nazionali di superficie agricola utilizzata a biologico. Il nostro Paese è il primo in Europa e secondo al mondo nell’esportazione di prodotti bio, con oltre 2,6 miliardi di euro, circa il 6% di tutto l’export agroalimentare nazionale. La spesa pro capite (pre-Covid) è però di 60 euro all’anno, contro i 144 in Germania, 174 in Francia, 338 in Svizzera e 344 in Danimarca (dati Fibl & Ifoam, 2021).