Sono numeri da “big player” quelli con cui Italmercati, la prima rete di imprese costituita dai più grandi centri agroalimentari ed agroalimentari all’ingrosso italiani, ha fatto il suo debutto ufficiale, oggi, nella sede del Ministero delle politiche agricole. Parliamo di un colosso industriale con superfici attrezzate di 330 ettari in totale, fatturati societari di circa 55 milioni di euro ed un giro d’affari di default da 5 miliardi di euro.
La mission. Obiettivo della rete d’imprese è quello di presentarsi al mondo come un accreditato “main contractor” nel comparto dei sistemi e delle reti infrastrutturali. Per questo ai 5 soci fondatori (Caat di Torino, la So.Ge.Mi di Milano, il Mercafir di Firenze, il Car di Roma, ed il Caan di Napoli) che da soli movimentano il 50% della frutta italiana del settore, se ne aggiungeranno presto altri due già in trattativa, ossia il Caab di Bologna e quello di Verona che porteranno il flusso di frutta movimentata a quota 70% del totale.
Il logo simbolo della rete di imprese è una mela tricolore proprio perché l’intenzione è quella di puntare l’accento sulla frutta ma anche sul valore aggiunto del made in Italy.
Le idee. «Abbiamo scelto di lavorare insieme per creare un campione nazionale – ha detto il neo presidente Italmercati Fabio Massimo Pallottini – e per offrire nuove opportunità alle 1.500 aziende attive con 8.000 addetti complessivamente. Vogliamo rivendicare un ruolo e funzione che pensiamo utili a noi e al sistema Paese. Il legame tra grandi mercati all’ingrosso e sistema agricolo italiano c’è sempre stato ma va rivitalizzato e ripensato per certi aspetti. In questo senso, Italmercati punta all’interlocuzione diretta col governo, a maggior ragione nell’anno dell’Expo, su materie finora decentrate alle Regioni come le relazioni di filiera, la formazione del prezzo, la sicurezza alimentare, la logistica, la qualità dei servizi».
Tra i primi impegni in agenda, c’è un progetto sulla distribuzione urbana ecosostenibile dal primo all’ultimo miglio e la partecipazione a Fruit Innovation di Fiera di Milano.
Il piano. Nel piano di azione, presentato questa mattina, Pallottini ha puntato i riflettori su quattro priorità.
Innanzitutto puntare sulla qualità dei prodotti con il consolidamento dei sistemi di controllo e la certificazione della qualità e dei parametri igienico-sanitari. L’obiettivo è anche quello di creare delle forti economie di scala per abbattere i costi di gestione con contrattazioni a livello di Rete (ad esempio sulle forniture energetiche) di cui possano beneficiare tutti gli enti aderenti ma anche tramite l’assunzione condivisa di nuove tecnologie sperimentali sulle comunicazioni, ad esempio, sui controlli, sull’informazione ai consumatori o sulla pubblicità.
L’export. Il progetto prevede anche la creazione di un ruolo significativo nell’export del made in Italy nella costruzione dell’obiettivo di arrivare a quota 50 miliardi di fatturato. In questo senso, nei piani della neonata rete di imprese è prevista la partecipazione condivisa e collettiva a progetti di internazionalizzazione, ad insediamenti infrastrutturali in mercati esteri, a fiere internazionali di settore e a programmi nazionali di import-export.
«Gli enti gestori – ha detto Ottavio Guala del Caat di Torino – si stanno riappropriando di un ruolo che nel tempo avevano perso. Non siamo antagonisti della Gdo, e rivendichiamo numeri e continuità di offerta 100 volte superiori ai mercatini degli agricoltori, anche se con loro vogliamo un rapporto positivo».
Sul tavolo. Da qui la richiesta di un incontro con Coldiretti. «Ci sono 120 mercati all’ingrosso in Italia – ha chiosato Pallottini – futuro passa per una razionalizzazione della geografia nazionale e un rafforzamento del rapporto con i mercati rionali, con cambio di passo nella logistica, nella condivisione di buone pratiche e nell’abbattimento dei costi di gestione. La vera filiera corta è quella dei mercati all’ingrosso, e con questa innovazione possiamo rivitalizzare la rete locale del dettaglio».