Pesca, campagna con perdite da 4mila euro per ettaro

Perdite per circa 4mila euro ad ettaro con liquidazioni che si sono attestate mediamente tra i 15 e i 20 centesimi al chilo. Sono deludenti i risultati della campagna 2014 per le pesche, nettarine e susine, registrati da Fruitimprese Emilia-Romagna.

La denuncia. Per l’associazione di imprese ortofrutticole, è lo scotto che si paga per il mancato completamento della riconversione varietale, già avviata da qualche anno ma non ancora conclusa che immette nel mercato, ogni anno, circa il 30% di prodotto di bassa qualità.

«È un lusso che non possiamo permetterci – spiega Giancarlo Minguzzi, presidente di Fruitimprese Emilia-Romagna e della OP Minguzzi Spa nel ravennate (nella foto) – occorre che quel circa 30% di prodotto di scarsa qualità esca urgentemente dal mercato, attraverso un rinnovamento varietale delle colture, poiché un prodotto scarso riduce l’affezione del consumatore e danneggia quelli di qualità. Ci vuole una sterzata decisa che deve partire dalla produzione avendo come obbiettivo la soddisfazione del consumatore».

L’eccesso di produzione. Gli esiti negativi dell’ultima campagna, in particolare, sono stati determinati anche dall’infausta combinazione di due fattori: i calo dei consumi e il maltempo che hanno determinato sovrapposizione di produzioni diverse e la creazione di un cumulo importante.

«Le quantità non riuscite – spiega Marco Salvi, presidente di Fruitimprese Italia nonché patron del Gruppo Salvi di Ferrara – sono state importanti e questo ha fatto precipitare i prezzi nella prima parte della campagna con il risultato che gli agricoltori non hanno potuto coprire i costi di produzione. Si tratta di un problema che ormai è diventato strutturale perché ci siamo accorti che la produzione è aumentata parecchio negli ultimi anni ed è superiore alla domanda. Sicché quando non intervengono fattori legati, ad esempio, ai freddi primaverili, in grado di ridurre i quantitativi, per lo meno in certe aree, ci troveremo sempre a dovere fronteggiare campagne commerciali con queste problematiche»

Le strategie. «Bisogna iniziare – prosegue Salvi – a ragionare sulla possibilità di aprire nuovi mercati e anche puntare sulla qualità dei prodotti, eventualmente selezionando i calibri di modo da destinare all’industria quelli più piccoli. Ma si tratta di interventi che devono essere condivisi a livello internazionale tra tutti i competitor altrimenti si rischia di prendere un autogol».

Quali che siano gli interventi da attuare per il rilancio del settore ortofrutticolo in generale, devono essere celeri perché la situazione di insostenibilità economica delle colture per i produttori è un macigno che pesa sempre più sul tutta la filiera produttiva ortofrutticola.

La riconversione varietale. «Sia l’Emilia-Romagna – continua Minguzzi – che il sud Italia che producono grandi quantitativi di pesche, sono impegnati nella riconversione delle colture e stanno impiantando nuove varietà provenienti, prevalentemente dalla California. Ma ci vuole tempo perché un pesco impiega tre anni per arrivare a frutto».

Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato iscriviti alla newsletter gratuita.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome