Partita la prima campagna commerciale del Marrone dell’Appennino Emiliano-Sapore di Montagna, frutto di un progetto di filiera e di aggregazione tra consorzi: ottima la disponibilità di prodotto (+65% rispetto al 2023).
Un marchio che unisce tre consorzi
Il prodotto ha visto aggregarsi tre consorzi (Consorzio Castanicoltori dell’Appennino Bolognese, Consorzio Castanicolo dell’Appennino Modenese, Consorzio Castanicoltori dell’Appennino Reggiano), l’azienda Mitica, il Gruppo Alegra e Coop Italia che distribuisce in esclusiva il prodotto.
“La campagna commerciale ha visto l’esordio del nuovo brand e di innovativi pack 100% compostabili” fa notare Giancarlo Elmi, che con i figli Gionatan e Tommaso conduce Mitica, azienda specializzata nella produzione e commercializzazione di queste referenze.
“Siamo di fronte a un progetto vincente che parla la lingua della buona aggregazione e della filiera di qualità e ha tutti i requisiti per dialogare in modo efficace con la gdo, in questo caso con Coop” sottolinea Enrico Bucchi, responsabile commerciale Italia di Alegra.
“Abbiamo recepito con entusiasmo la proposta di inserire questa nuova referenza territoriale nelle nostre rotazioni -commenta Fabio Ferrari, responsabile Frutta e Import di Coop Italia-. Per noi la territorialità e la valorizzazione delle eccellenze sono punti di forza”.
Qualità tracciata: 800 ettari e 200 produttori
“Il progetto è nato in una terra, quella emiliano-romagnola, che conosce il valore dell’aggregazione. Grazie alla determinazione di Gianfranco Tanari del consorzio modenese e di Marco Picciati del consorzio reggiano, abbiamo sviluppato il marchio collettivo Marrone dell’Appennino Emiliano -commenta Renzo Panzacchi, coordinatore dell’Associazione consorzi castanicoltori Appennino emiliano-romagnolo-.
Oggi possiamo contare su circa 200 produttori che operano su una superficie di 800 ettari dislocati nelle tre province di Bologna, Modena e Reggio. Il raccolto 2024 è tornato ai livelli medi storici, dopo gli enormi danni causati nel recente passato dalcinipide del castagno, la ‘vespa cinese’. E il risultato avrebbe potuto essere ancora migliore se le abbondanti piogge, cadute verso la fine della raccolta (già resa complessa dalla scarsa disponibilità di manodopera), non avessero impedito l’uso delle macchine raccoglitrici, costringendo molti produttori a interromperla”.