CiboCi, l’alternativa naturale e viva agli integratori alimentari #vocidellortofrutta

Una start up di Brescia ha sviluppato un fitocomplesso a base di microgreen che crescono in un substrato edibile in grado di veicolare bioattivi in forma potenziata

Una microgreen di CiboCi
Una piantina di CiboCi

Cibo vivo e in fase di crescita: 25 unità da consumare in una settimana come un finger food. Si chiama CiboCi e vuole essere una nuova frontiera dell’alimento funzionale a base vegetale, un’alternativa all’integratore alimentare di sintesi. “Nessuno aveva mai messo in commercio un prodotto dove si mangia la piantina e il ‘terreno’”, racconta Marino Novello, l’imprenditore a capo della start up con sede a  Montichiari che ha dato il la al progetto.

La ricerca

La teca intelligente
La teca smart

Partito con l’idea di sviluppare una serra domestica indoor per avere la disponibilità di verdura in qualunque condizione climatica e situazione, il progetto ha preso una direzione diversa grazie alla ricerca che ha portato a sviluppare un fitocomplesso, con una matrice edibile, in grado di rendere  disponibili bioattivi in forma naturale, senza bisogno di un vettore chimico.

“La struttura è quella di una teca intelligente, sterilizzata, di 20 cm per 20 in pet riciclato e riciclabile per altre 98 volte. Il ‘terreno’ è composto da due substrati, con l’idea di farne di più.  Il primo è un gel di carbone attivo, una fibra che fa bene alla pianta e al microbiota e ha un potere di assorbimento eccezionale. Sotto ci sono sostanze vegetali, sempre ricche di fibre, xantano igroscopico, farina di carruba, agar agar (sostanza gelatinosa costituita da polisaccaridi ottenuti dalle pareti cellulari di alcune specie di alghe rosse, ndr),  astaxantina ricavata da economia circolare, tra i più potenti antiossidanti, che innesca la produzione di antiossidanti endogeni.

Il vegetante è un mix selezionato di brassicacee, crucifere (mizuna verde, rossa e tatsoi), ricche, per esempio, di sulforafano, antiossidante tra i più potenti in natura, glucosilonati e altri polifenoli. Nell’arco di qualche giorno crescono i microgreen (lo stadio di piantina, in una fase di sviluppo molto precoce con foglie embrionali, ndr)”.

La ricerca, tutta italiana, è stata portata avanti in collaborazione con il Dipartimento di Medicina traslazionale e molecolare della Università degli Studi di Brescia e con l’Istituto sperimentale Spallanzani di Rivolta D’Adda.  “Con lo Spallanzani abbiamo verificato che succedevano cose particolari: grazie all’interazione tra la matrice e il vegetante, la capacità antiossidante del bioattivo aumentava di 10-15 volte in base all’indice l’Orac. Ha lasciato incredulo anche il Dipartimento di Medicina traslazionale e molecolare della Università degli Studi di Brescia.  Nel nostro prodotto si crea un fitocomplesso senza un processo farmaceutico: con dosi bassissime otteniamo un sinergismo farmacologico. È un prodotto che non c’era, vegano, che concentra sostanze che fanno vivere a lungo”.

La capacità produttiva

Marino Novello, fondatore di CiboCi
Marino Novello, founder CiboCi

L’impianto è localizzato a Montichiari, secondo il rispetto dei principi di sostenibilità. “Abbiamo impianto e tecnologie di proprietà. È a bassa intensità di capitale ma ad alta tecnologia ed  è sviluppabile. L’energia deriva da pannelli fotovoltaici, usiamo ozono e vapore autoprodotti. Non abbiamo linee di produzione ma isole allestite. Possiamo fare qualche migliaio di pezzi al mese, ma la capacità è facilmente incrementabile: diciamo che in uno spazio di qualche centinaio di metri quadri possiamo sviluppare un volume di affari di qualche milione di euro”.

Il seme trova nella teca un ambiente incontaminato: tutto, infatti, è confezionato in una specie di camera bianca. “La sigillatura lascia piccole porosità effettuate con il laser per consentire un minimo scambio gassoso e creare una certa umidità. C’è un ecosistema di temperatura e umidità idonei per la piantina”.

La gamma

La teca di CiboCi in pack riciclato e riciclabile
Il prodotto confezionato in pack riciclato e riciclabile

Nella teca, che si conserva a 4 gradi, ci sono 25 unità CiboCi, con 1600 piantine. Ogni unità è fatta di un mix di circa 65 semi e al consumatore il consiglio è di mangiarne 5 al giorno (ma non ci sono limiti). La shelf-life  è di 24 giorni. “Gli ingredienti sono dichiarati, indichiamo anche il contenuto dei bioattivi, glucosinolati, carotenoidi e polifenoli, il 4% è costituito da fibre. I brevetti riguardano la produzione della  matrice edibile”. L’alimento è pensato in chiave funzionale, per  proteggere dallo stress ossidativo e dalle infiammazioni; come drenante e  coadiuvante ideale nella dieta ipocalorica, per riequilibrare il microbiota.

La gamma è composta al momento da tre prodotti: Everytime, Antiox e Diet. Everytime è ricco di elementi antiossidanti, regola l’intestino e combatte la stitichezza; Antiox, grazie all’interazione con la matrice che contiene astaxantina, rallenta il processo di invecchiamento, rinforza i capelli, migliora l’elasticità alla pelle e ha un forte potere antinfiammatorio; Diet, grazie all’interazione con la matrice potenziata con alghe come spirulina, e chlorella, aiuta a controllare gli attacchi di fame, è un coadiuvante naturale di una dieta ipocalorica (anche chetogenica), elimina le tossine e ha un elevato potere antiossidante.

La distribuzione

CiboCi al momento è in vendita nei negozi specializzati, farmacie e parafarmacie, oltre ad alcune declinazioni in ambito catering e della ristorazione di alta gamma (tra cui il Joia di Milano dello chef Pietro Leeman). “Ci sono tante idee di sviluppare più linee e il progetto è andare anche su canali diversi con prodotti specializzati -racconta Michele Rongoni, responsabile commerciale-. Se lo rendo condito, per esempio, abbinato a un gusto, nasce una nuova gamma e si apre un mondo che non è quello farmaceutico e andrebbe a posizionato in altro modo: lo sviluppo potenziale è infinito”.

Attualmente CiboCi è distribuito in un centinaio di farmacie da quando è andato sul mercato nel marzo 2022. “Supportiamo quelle che siano anche in grado di spiegarlo e dovrà essere così anche in un futuro in cui andremo nel retail”.

 

 

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