Maggiore tutela del made in Italy, asset strategico per il Paese che vale il 9% del Pil (133 miliardi di euro); necessità di promuovere le aggregazioni e migliorare l’organizzazione commerciale; e di accorciare la filiera, in modo da ridurre i costi di produzione. Sono alcune delle riflessioni emerse in un incontro organizzato da Conad (Valore e valori della filiera del made in Italy) in occasione di una due giorni dedicata a Matera Capitale europea della cultura nel 2019.
Serve filiera corta per ridurre i costi di produzione, favorire investimenti, innovazione e internazionalizzazione
All’evento sono intervenuti il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, il presidente di Coldiretti Ettore Prandini, la rettrice dell’Università della Basilicata Aurelia Sole e l’amministratore delegato di Conad Francesco Pugliese.
La filiera del made in Italy – è stato raccontato – è un asset strategico per il Paese che vale il 9% del Pil (133 miliardi di euro) e il 13% dell’occupazione (fonte: Nomisma, 2018). Ma permangono diversi problemi. Tra i primi la frammentazione produttiva, con troppi passaggi nella filiera che impediscono di ridurre i costi di produzione e favorire investimenti, innovazione e internazionalizzazione. Quindi la dipendenza dall’estero per molte produzioni agroalimentari di base, i costi superiori del trasporto su gomma, energia elettrica e logistica. E l’insufficiente tutela da contraffazione e competizione sleale.
Francesco Pugliese: “L’italian sounding ogni anno sottrae 60 miliardi, va difesa l’eccellenza italiana”
Sull’ultimo punto è intervenuto Francesco Pugliese, ad di Conad, retailer che persegue una politica di qualità e linee di prodotti rispettosi dell’origine italiana e interpreti delle eccellenze tipiche regionali. “I 60 miliardi di euro che l’italian sounding ‘ruba’ ogni anno – ha rimarcato l’amministratore delegato di Conad Francesco Pugliese – non sono solo un danno economico, ma anche il segno che imprese e istituzioni non lavorano di concerto. Serve decentrare le attività dallo Stato agli enti locali; serve, soprattutto, una politica nazionale che sostenga e difenda il made in Italy. Chiediamo al governo più determinazione e forza nel tutelare tutto ciò che è eccellenza italiana nel mondo”.