Libano e Tunisia, due paesi di riferimento per il mercato ortofrutticolo mediterraneo, rilanciano il settore F&V con investimenti sulla produzione.
Beirut. A Beirut, riferisce un comunicato della sede locale dell’Ice, il Ministero dell’agricoltura libanese, ha approvato l’acquisto di alberi da frutta da un’associazione di agricoltori locali, la “Mashatel Lebanon Association”, che produce circa 1,2 milioni di alberi da frutta ogni anno su una superficie di 80 milioni di metri quadrati.
«Questa decisione -fa sapere l’Ice – si inquadra negli sforzi del Ministero di sostenere le produzioni locali e in particolare la sostenibilità dei piccoli vivai. Il Ministero acquisterà infatti gli alberi da quei produttori locali che fanno regolarmente delle verifiche sugli alberi e sui propri terreni presso i laboratori dell’Istituto di Ricerca Agricolo libanese con l’obiettivo di incrementare la diversificazione della produzione agricola e aiutare gli agricoltori a introdurre nuovi tipi di prodotti agricoli accanto a quelli tradizionali».
Tunisi. D’altro canto la Tunisia, che affronta la campagna commerciale 2014/2015 con una produzione record (+ 28% i pomodori prodotti; +12% gli agrumi; +11% i datteri; + 16% i melograni), ha appena annunciato investimenti in agricoltura per oltre 200 milioni di euro (pari a 480 milioni di dinari), in questo modo, secondo le stime del locale ministero dell’agricoltura, è possibile prevedere una crescita del settore agricolo, nel corso del 2015, dell’8% contro il 2% registrato nel 2014 rispetto all’anno precedente.
Scambi Italia-Libano. «Si tratta di notizie – fanno sapere da Confagricoltura – che dimostrano la vitalità del settore agricolo in queste aree geografiche in cui il settore primario ha un peso significativo. Riguardo alle produzioni vivaistiche, non ci stupisce questa notizia perché il Libano da anni è interessato a sviluppare questo settore. Nel 2014 abbiamo intessuto delle collaborazioni Italia-Libano a tal proposito e le replicheremo anche nel 2015 con l’invito qui di una delegazione libanese per lo scambio di know-how. Il 2015, inoltre, è anno di Expo e non escludiamo di realizzare iniziative che interessino il vivaismo in cui coinvolgere anche questo paese».
Gli investimenti nel settore primario possono peraltro essere letti anche alla luce dell’instabilità politica di questi paesi appena usciti, si fa per dire, dal turbinio delle primavere arabe. In tal senso una politica che punta ad incrementare l’autosufficienza alimentare si rivela strategica. Non dimentichiamoci che la Tunisia, secondo partner commerciale dell’area mediterranea, dopo il Marocco, ha approvato la nuova costituzione soltanto nel 2014 e che il Libano, invece, risente molto del conflitto acceso nella vicina Siria al punto che oltre il 26% degli aiuti umanitari stanziati dall’Ue in risposta alla guerra civile siriana, è stato destinato al Libano anche per favorirne la stabilizzazione.
Gli scenari. «Il forte sostegno all’agricoltura di questi Stati del bacino Mediterraneo – ci spiega Lorenzo Bazzana, responsabile economico di Coldiretti – ci rivela almeno tre aspetti. Il primo riguarda la necessità di questi paesi di svincolarsi dai mercati internazionali per indirizzarsi sempre più verso l’autosufficienza. Il secondo è quello di riuscire ad accedere a mercati più remunerativi, con monete più forti, che ora diventano possibili anche per via dell’esclusione dell’occidente (leggi: embargo) dalla Russia. Il terzo, infine, è il tentativo di mettere a coltura terreni prima non coltivabili anche attraverso l’impiego di nuove tecnologie».