Maggiori controlli fitosanitari sugli agrumi importati da Sud-Africa e Sud-America. È la richiesta di Confagricoltura contenuta nella comunicazione odierna inviata al ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina e che sarà all’ordine del giorno del prossimo incontro ancora da fissare con il rappresentante del governo.
«Temiamo molto il rischio di contagio – spiega Gerardo Diana, presidente federazione nazionale di prodotto degli agrumi di Confagricoltura – per il black spot e il greening che sono due virus mortali. Secondo le informazioni in nostro possesso, non confermate da accertamenti ufficiali, pare che questi virus siano stati riscontrati in Europa e, in particolare, in alcune isole della Spagna. Nulla di certo ma il rischio rende obbligatoria l’attivazione dei controlli fitosanitari da parte dell’Unione europea e se le nostre paure dovessero risultare confermate, chiediamo l’immediato blocco delle importazioni dal Sud-Africa e dal Sud-America».
Le preoccupazioni di Confindustria sono legate all’ormai imminente campagna di importazioni degli agrumi provenienti dall’emisfero Sud che si aggancia ad una disastrosa campagna italiana caratterizzata dai gravi danni causati dalla cosiddetta “tristezza degli agrumi”.
«Se dovessimo riscontrare nel Paese una nuova malattia – ha dichiarato il presidente di Confagricoltura, Mario Guidi – , la situazione del settore diventerebbe catastrofica per questo motivo abbiamo scritto, in primo luogo, al ministro Martina, chiedendo di attivarsi affinché vengano messi in atto controlli seri ed efficaci in tutti i punti di accesso».
«Dobbiamo alzare il livello di attenzione ed abbassare il livello di tolleranza – aggiunge Diana – per non avere un’Europa che viaggia a due velocità ossia più controlli per i prodotti che esportiamo e meno controlli per quelli che vengono dall’estero. Dobbiamo avere il coraggio di sospendere le importazioni di agrumi che provengano dal Sud-Africa o dal Sud-America o da qualsiasi altro Paese a rischio, nel momento in cui si riscontra la prima intercettazione, sia che si tratti di Citrus Black spot, sia di Citrus Canker o di Huanglongbing, che è alle porte. Solo così possiamo tutelare il nostro patrimonio agrumicolo, che interessa 130mila ettari di superfici investite e 80mila aziende localizzate nell’Italia meridionale».