La Commissione europea, attraverso il commissario per l’agricoltura e lo sviluppo rurale Christophe Hansen, ha presentato la comunicazione A Vision for Agriculture and Food, che delinea le linee guida per il futuro del settore agroalimentare europeo da qui al 2040. Apprezzamento unanime dalle associazioni di categoria che sottolineano la discontinuità rispetto alla precedente impostazione giudicata ideologica.
I nuovi principi
I focus su redditività, competitività, semplificazione, innovazione, decisioni prese sulla base di evidenze scientifiche, oltre al rafforzamento delle filiere, trasparenza e tracciabilità sono i più apprezzati da Confagricoltura. “Il cambio di passo dell’Ue nei confronti dell’agricoltura è notevole” ha rimarcato Massimiliano Giansanti.
Il presidente di Fedagripesca Confcooperative, Raffaele Drei, ha espresso soddisfazione sulla maggiore attenzione a ulteriori introduzioni di divieto di uso di molecole al momento autorizzate. “La Commissione ha precisato che, in assenza di alternative disponibili, solo l’evidenza di gravissimi rischi per la salute umana potrà giustificare ulteriori divieti”. Positivi, anche se non sufficientemente sviluppati, i passaggi sulla volontà di rafforzare gli strumenti di prevenzione e gestione del rischio. Qualche disappunto per il “timido” riferimento all’introduzione di misure che incentivino l’aggregazione. “Finalmente siamo sulla strada giusta, ma non si parla di cooperazione -gli fa eco Cristian Maretti, presidente Legacoop Agroalimentare-. Le cooperative possono svolgere un ruolo essenziale nel miglioramento della competitività. Occorrono poi strumenti per l’export e per rispondere agli eventuali dazi del presidente Usa, Donald Trump”.
Più articolata la posizione di Coldiretti e Filiera Italia. Tra i punti apprezzati, il sostegno al reddito dei veri agricoltori, a partire dai più giovani, l’obbligo dell’origine in etichetta con indicazione del Paese, reciprocità negli accordi commerciali, controlli più efficaci alle frontiere europee, potenziamento del contrasto alle pratiche sleali, il sostegno a modelli di economia circolare, l’utilizzo sostenibile di agrofarmaci. Ma anche il passaggio sulle Tea e il tema allarmante del consumo crescente di cibi ultraformulati.
“Non possiamo che valutare positivamente il cambio di approccio che il commissario Hansen e il vicepresidente Fitto introducono in questa nuova visione strategica recependo di fatto molte delle istanze da sempre proprie della nostra organizzazione ma rese più urgenti dall’attuale contesto socio-economico” ha sottolineato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.
“La maggiore trasparenza per l’informazione al consumatore, regole più eque nella competizione internazionale attraverso il principio di reciprocità e un rilancio della promozione quale strumento per la conquista di mercati esteri sono obiettivi che avranno ricadute positive sull’intera filiera agroalimentare e sui consumatori europei” ha rilevato Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di Filiera Italia.
“C’è tutto e anche più di quello che ci si poteva aspettare” è stato il commento del presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini. Tra i punti più apprezzati anche il rilancio delle aree interne, ricambio generazionale e previsione di una strategia di resilienza idrica, la fiscalità agevolata per favorire la connessione pensionati-giovani, la creazione di una piattaforma che valorizzi l’apporto delle donne nel comparto, la digitalizzazione e anche le tecniche genomiche “su cui accelerare”.
È solo “un primo passo verso un cambio di strategia” per Altragricoltura, che sottolinea il ruolo determinante avuto dal movimento degli agricoltori, ma è altrettanto urgente un Piano nazionale organico per il settore agricolo contro lo stato di crisi dei medi e piccoli agricoltori. “La crisi in atto -ha affermato il segretario generale nazionale Gianni Fabbris -è causata dalla concorrenza sleale di derrate agricole provenienti da ogni parte del mondo, che operano dumping sociale e ambientale senza limiti, dalle concentrazioni di potere contrattuale nelle mani di industria di trasformazione e distribuzione organizzata che mettono gli agricoltori a capo di piccole e medie aziende con le spalle al muro, costretti ad accettare prezzi di cessione sempre più bassi”.
Il nodo dei finanziamenti
Va però precisato che il documento non fa menzione delle modalità di finanziamento. Le scelte avranno ovviamente impatto sulla Pac 2028-34. Sull’ipotesi, che circola, dell’unificazione dei fondi Pac (36 miliardi) con quelli della coesione (41 miliardi) Coldiretti si dice contraria, pur auspicando una semplificazione che faccia della Pac un vero sostegno al reddito di chi produce. “Potrebbe rappresentare l’anticamera, nel breve medio periodo, per un trasferimento di queste risorse ad altri settori e quindi la fine della Politica agricola comune. Inoltre, appare incerta, la collocazione finanziaria dei pagamenti diretti che oggi ammontano a circa il 70% del bilancio della Pac” ha precisato il segretario generale della Coldiretti Vincenzo Gesmundo.
Anche Confagricoltura si è espressa contro un singolo fondo nazionale per il finanziamento delle politiche di coesione e della Pac.
“Adesso serve la certezza dei regolamenti, ma soprattutto del budget. Ci appelliamo anche al ruolo di supervisore dell’agricoltura affidato al vicepresidente esecutivo, Raffaele Fitto” ha aggiunto Fini, presidente di Cia.
Simona Caselli, responsabile Affari europei di Legacoop Agroalimentare sottolinea che “sul budget oltre alla quantità di risorse, bisogna insistere per avere un fondo dedicato e che funzioni in modo semplice e non all’interno di sovrastrutture complicate. E poi, per una serie di investimenti essenziali come digitalizzazione, risorse idriche e infrastrutture, servono anche fondi ulteriori, oltre alla Pac”.