Dall’inizio della pandemia la domanda dei grandi distributori italiani è triplicata. Sull’export siamo cresciuti tra il 25 e il 30%. Aurelio Pannitteri, presidente dell’Op Arancia Rosaria, non nasconde la soddisfazione: il comparto vola a causa del cambiamento dei consumi. “I prezzi sono cresciuti intorno al 10%: avremmo anche potuto spuntare di più ma non è corretto speculare su una condizione che, per molte persone, è di palese difficoltà”.
Presidente, quando si chiude la campagna?
Chiudiamo anticipatamente, a fine aprile, un mese prima del solito. Le ragioni sono due: la produzione è stata un po’ carente a causa di un clima non sempre ottimale nelle fasi di fioritura e di maturazione dei frutti ma, soprattutto, e questa è la seconda ragione, la domanda ha superato qualsiasi previsione. Possiamo sintetizzare dicendo che è stata una stagione del tutto particolare e anomala ma che ci ha dato anche, indubbiamente, qualche soddisfazione.
Il marchio Rosaria si è presentato con tre categorie di prodotto: oltre all’Arancia Rossa, l’Arancia Bio e l’Arancia Bionda.
Per l’Arancia Bio si è trattato di un debutto, con disponibilità ancora modeste. Arancia Rossa Rosaria ha rappresentato il 90% dei nostri volumi, per la Bionda possiamo parlare di un 7,5% e per la Bio del rimanente 2,5% ma ci auguriamo che questi rapporti si muovano già dalla prossima stagione perché la segmentazione dell’offerta è un elemento importante nella strategia di OP Rosaria.
Di quanto è aumentata la richiesta della Gdo?
Dall’inizio della pandemia la domanda dei grandi distributori italiani è triplicata rispetto alla norma del periodo. Dunque da almeno la seconda settimana di marzo fino alla seconda settimana di aprile la domanda è stata davvero sostenuta e potrebbe restare così fino alla conclusione della campagna commerciale.
Ci sono problemi logistici e di distribuzione?
No. I trasportatori sono partiti verso le piattaforme di distribuzione e sono tornati senza particolari problemi, attenendosi alle disposizioni vigenti.
Avete registrato un aumento dei prezzi?
Certamente sì, ma abbiamo cercato di contenerli il più possibile a causa della situazione generale. I prezzi sono cresciuti intorno al 10%, avremmo anche potuto spuntare di più ma non è corretto speculare su una condizione che, per molte persone, è di palese difficoltà. Abbiamo cercato di agire con senso di responsabilità.
Come è andato l’export?
Siamo cresciuti tra il 25 e il 30% nei nostri mercati di riferimento, che sono i Paesi Scandinavi. La logistica ha retto, non ci possiamo lamentare.
Come avete garantito la sicurezza nella campagne?
Certamente ci siamo attenuti e adeguati a quanto previsto dalla legge in fatto di distanziamento, mascherine, guanti, gel. Dipendenti e collaboratori hanno reagito nella maniera migliore. In campagna, con le operazioni prossime alla chiusura, non sono previsti problemi di manodopera.
Qual è la maggiore preoccupazione per il futuro?
Nel nostro settore fare previsioni è sempre un terno al lotto. In questo periodo poi l’incertezza è un dato costante. Cercheremo di seguire i nostri programmi, crescendo nei prodotti che abbiamo lanciato quest’anno e seguendo con attenzione l’evoluzione dell’Arancia Rossa sui mercati esteri.