Cresce l’export di ortofrutta nel primo trimestre 2024

Rialzo sia in valore (+2,5%) sia in volume (+1,6%), in base ai dati elaborati da Fruitimprese

campagna clementine
Ottime performance per gli agrumi

Continua l’onda positiva per le esportazioni italiane di ortofrutta fresca: nel primo trimestre 2024 crescono sia in valore (+2,5%) sia in volume (+1,6%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, in base ai dati Istat rielaborati da Fruitimprese.

Ma l’import cresce a doppia cifra

Ci sono però aspetti in chiaroscuro: le importazioni crescono in doppia cifra (+11,1% in quantità e +12,7% in valore) con le banane (+15,3% in quantità e +12,9% in valore) e l’ananas (+16,8% in volume e +22,7% in valore) a dominare. Di conseguenza la bilancia commerciale vede l’import prevalere di 96.146 tons sull’export e registra un saldo in valore che passa da +354.434 a +245.969 milioni di euro, in calo del 30,6%.

Bene gli agrumi, frutta fresca e secca in flessione

Le esportazioni ortofrutticole, in base alle diverse categorie
Le esportazioni, in base alle diverse categorie

Ottime le performance degli agrumi che crescono del 14,5% in volume e dell’8,5% in valore; soffre la frutta fresca che, pur mantenendo un trend positivo in valore (+3,5% sul 2023), perde l’11,9% in volume, complici la crisi delle pere e le problematiche produttive dei kiwi. Crescono le esportazioni di tuberi, ortaggi e legumi del 9,9% rispetto al 2023, ma il loro valore scende dello 0,2%.

Continua la crisi dell’export della frutta secca, che anche in questo trimestre perde il 15,9% in quantità, mantenendo però costante il valore esportato (+0,3%). Boom dell’export di frutta tropicale, che cresce del 47% in volume e del 28,1% in valore.

Mele e kiwi perdono volume ma tengono in valore; continua la crisi della pera

I maggiori prodotti esportati nel 2024
I maggiori prodotti esportati

Più articolata la fotografia dei maggiori prodotti esportati. Tiene bene l’export delle mele  in valore (+8,2%), che pur registra una riduzione dei volumi (-2,8%). L’incremento del valore è soprattutto grazie all’affermazione sul mercato di prodotti ad alto valore commerciale come le varietà club. Il kiwi registra una forte crisi produttiva (-27,8%), eppure mantiene la crescita in valore (+1,3) grazie anche al contributo del prodotto a polpa gialla.

Per gli agrumi, bene le arance (+12,9% in volume e +9,9% in valore), e i limoni  (+8,2% in quantità e +2% in valore); molto in ripresa mandarini e clementine che registrano un +24,7% in volume e + 9,4% in valore.

Profondo rosso invece per le pere, vittime di una crisi produttiva preoccupante dovuta alle condizioni atmosferiche avverse e alle fitopatie: il calo delle esportazioni è del 70,2% in volume e del 57% in valore, a confronto con una annata, il 2023, che registrava già numeri del 50% più bassi rispetto a una campagna regolare.

Salvi: “Investire nelle nuove cultivar”

Marco Salvi, alla guida di Fruitimprese
Marco Salvi, presidente di Fruitimprese

“I dati dimostrano che i consumatori premiano le nuove varietà che mantengono le promesse di gusto e qualità costante. È  su questo che bisogna concentrarsi: l’export cresce, soprattutto in valore, per quelle referenze come le mele e i kiwi che hanno saputo rinnovare le produzioni- commenta il presidente di Fruitimprese Marco Salvi-.

Una recente ricerca, commissionata all’Istituto Piepoli da Fruitimprese, Cso, Assomela e Alleanza delle Cooperative, ha dimostrato che le nuove generazioni pongono al primo posto delle loro scelte di consumo di ortofrutta il tema del gusto”. Preoccupano però le tensioni internazionali, in particolare in Medio Oriente con la riduzione dei traffici nel Canale di Suez, “che rischiano di compromettere la campagna di esportazione dei prodotti autunnali”.

Altro fronte caldo la crisi valutaria egiziana: “Impedisce, di fatto, ai nostri prodotti di arrivare in questo importante mercato di esportazione. La Banca Centrale sta continuando a limitare l’uso della valuta straniera pregiata e consente il pagamento di prodotti non considerati di prima necessità, come la frutta, solo per importi inferiori a 1.700 dollari per fornitura”.

 

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