“Aumentano le nostre preoccupazioni per le crescenti tensioni commerciali in atto. Va presa in considerazione la possibilità di attivare la clausola di salvaguardia prevista dall’Organizzazione mondiale del commercio (Wto), per contrastare anomali afflussi di prodotti sul mercato dell’Unione Europea”. E’ quanto ha affermato il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, a proposito delle misure annunciate dalla Cina, quali ritorsioni nel settore agroalimentare per i dazi imposti dagli Stati Uniti.
Come reazione alle tasse su acciaio e alluminio decise dal governo Trump negli Usa, la Cina prevede infatti a sua volta di applicare dazi a un centinaio di categorie di prodotti statunitensi, come frutta, carni suine e vini. Le importazioni Usa di frutta fresca e vino saranno tassati al 15% in Cina, la carne suina al 25%. “L’export americano sul mercato cinese – ha fatto notare Confagricoltura – ammonta a più di 20 miliardi di dollari l’anno. Vale a dire il 15% sul totale”.
“Alla luce di questo quadro e delle cifre in ballo la guerra commerciale Usa-Cina – ha osservato Massimiliano Giansanti – potrebbe avere un forte impatto sui normali flussi commerciali a livello internazionale. Ecco perché potrebbe essere necessaria l’attivazione della clausola di salvaguardia a livello europeo”.
Sul pomodoro pesano anche i dazi di Australia e barriere non tariffarie in Medio Oriente e Africa
“Qualora gli Stati Uniti decidessero di applicare dazi alle importazioni di prodotti alimentari europei, anche per il mercato del pomodoro l’impatto sarebbe senz’altro negativo: per mantenere le loro quote di mercato, le aziende si vedrebbero costrette a rivedere le loro politiche di prezzo, con conseguenti erosione dei fatturati”. E’ la lettura dei possibili risvolti delle minacce protezionistiche americane fatta da Diego Pariotti, da pochi mesi a capo della Direzione Commerciale Estero del consorzio cooperativo Conserve Italia.
“Se si guarda al panorama mondiale delle vendite di pomodoro, sono tuttora molti – sottolinea i mercati nei quali esistono misure protezionistiche che impediscono di fatto alle esportazioni di pomodoro italiano di crescere a ritmo spedito”. E’ il caso di paesi del Medio ed Estremo Oriente e dell’Argentina, un mercato in cui vigono rigide quote produttive (in pratica si può importare prodotto dall’estero solo se quantitativi per un valore simile vengono esportati fuori dall’Argentina) e i coltivatori di pomodoro locali hanno richiesto al governo veri e propri sussidi proprio per proteggere le loro produzioni.
C’è poi il grande ostacolo dell’export di pomodoro in Australia, paese in cui aziende come Conserve Italia, per il semplice fatto di essere leader in Italia con i propri marchi, fanno molta fatica ad esportare perché gravate da importanti dazi decisi dal governo australiano, dazi che impattano pesantemente sul prezzo finale di vendita, impedendo ad alcuni grandi player italiani di essere competitivi e di intercettare nuovi consumatori”.