Il bio rallenta la sua corsa nel food dove sono in atto diversi cambiamenti. Secondo il Rapporto Bio Bank 2019, che ha censito 10.114 attività bio nel 2018, nell’alimentare le attività sono scese dello 0,3% (da 9.075 a 9.044). Al contrario continua a crescere la cosmesi, +15,6% (1.070 attività contro le 926 del 2017).
In un decennio le vendite nei canali specializzati del biologico sono quasi raddoppiate, ma nei supermercati sono quadruplicate
Il bio è sempre meno fenomeno di nicchia e punta a essere mainstream. Il secondo importante elemento che emerge dal Rapporto Bio Bank 2019 è il rallentamento delle vendite nei canali specializzati a vantaggio della gdo. In un decennio le vendite nei canali specializzati del biologico (negozi bio, ristorazione e varie forme di vendita diretta) sono quasi raddoppiate. Quelle degli altri canali (in primis supermercati, poi negozi tradizionali, erboristerie, farmacie e parafarmacie) sono più che quadruplicate. La quota di mercato è scesa dal 71 al 53% per i canali specializzati, mentre è salita dal 29 al 47% per gli altri canali (elaborazioni Bio Bank su dati Assobio, Ice, Ismea, Nielsen e Nomisma).
L’e-commerce nel food bio cresciuto del 56,3% in 5 anni
Nel 2018 l’Italia ha raggiunto quasi 2 milioni di ettari coltivati ad agricoltura biologica, con 80mila operatori e un giro d’affari di 6,4 miliardi di euro, export compreso. In testa alla classifica per numero assoluto di attività bio nel 2018 si riconfermano le stesse regioni del 2017: Lombardia, Emilia-Romagna e Toscana, dove si concentrano 3.871 attività sul totale di 10.114.
Andando a vedere il trend degli ultimi cinque anni per le otto tipologie di attività bio nel food, la leadership è l’e-commerce (+56,3%), seguita dai ristoranti (+36,5%). Quindi le mense scolastiche (+12,5%) e i mercatini (+6,8%): frenata per i negozi specializzati (+0,4%). Le flessioni riguardano le aziende con vendita diretta (-1,6%), agriturismi (-5,6%) e i gruppi d’acquisto solidale (-10,5%).