Pesche e nettarine di Romagna Igp, il Consorzio pensa all’export

Momento ideale per la valorizzazione sui mercati esteri: i consumatori premiano questi prodotti e il fattore locale

Il 70% dei consumatori collega alla Pesca e Nettarina di Romagna il marchio Igp
Il 70% dei consumatori associa alla Pesca e Nettarina di Romagna il marchio Igp

Le pesche e nettarine sono prodotti frutticoli che seguono un trend positivo, nonostante le difficoltà causate dal climate change (+3% nel 2023). Unito al favore riscontrato dal prodotto locale, la situazione spinge il  Consorzio di Pesche e nettarine di Romagna Igp a puntare più sull’export.  “Per l’Igp di Romagna è arrivato il momento giusto per valorizzare la produzione anche sui mercati esteri”  sottolinea Gabriele Ferri, coordinatore nazionale Comitato Pesche e Nettarine.

I soci, estensione su 900 ettari

Gabriele Ferri, coordinatore nazionale Comitato Pesche e Nettarine
Gabriele Ferri, coordinatore nazionale Comitato Pesche e Nettarine

Dal 2002 il Consorzio di tutela e valorizzazione unisce le principali imprese romagnole, gli ettari certificati sono 900. Le imprese socie del Consorzio sono Apoconerpo, Apofruit, AOP Italia, Consorzio Agribologna, Consorzio Ortofrutticolo di Romagna, Granfrutta Zani, Minguzzi spa, Orogel Fresco, Tozzi Frutta, Zavoili srl.

Le varietà di pesche e nettarine sono tantissime, oltre 400 ma, quelle veramente importanti, sono al massimo una quarantina. Da queste bisognerebbe partire per fare una vera e propria guida al gusto per i consumatori italiani e anche europei. Va spiegato bene e reso riconoscibile nel packaging il tipo di pesca e nettarina che si acquista. Per la specie ci sono le macro differenziazioni relative alla polpa bianca o gialle e all’epidermide liscia o vellutata ma poi abbiamo differenze importanti dal punto di vista gustativo”.

“Prendo alla lettera quello che suggerisce Gabriele Ferri attivando già dai prossimi giorni un confronto per la valorizzazione estera delle Pesche e Nettarine di Romagna Igp” afferma Elisa Macchi, direttrice di Cso Italy.

“Il lavoro del Consorzio -dichiara il presidente Paolo Pari– ha portato, attraverso le numerose campagne di comunicazione a una importante notorietà del prodotto (70% dei consumatori associa alla Pesca e Nettarina di Romagna il marchio Igp). Le varietà di pesche e nettarine sono in continua evoluzione ed è indispensabile che il disciplinare Igp la recepisca. Con il progetto di promozione 2024-2025, cofinanziato dalla Regione Emilia Romagna e dai Soci del Consorzio, abbiamo puntato sulla valorizzazione di quel mix unico di storia, cultura, propensione all’innovazione, territorio e persone che rendono unica la Romagna peschicola”.

Inversione di tendenza: gli investimenti nelle varietà dolci

Paolo Pari, alla guida del Consorzio Pesche e Nettarine di Romagna Igp
Paolo Pari, presidente del Consorzio Pesche e Nettarine di Romagna Igp

Nonostante i cali di superfici del recente passato, La Romagna, è la patria delle nettarine con il 25% dell’intera superficie nazionale. E la Pesca e Nettarina di Romagna è stata riconosciuta con l’Indicazione Geografica Protetta fin dal 1998. I produttori hanno ripreso a investire e puntano sull’innovazione varietale.

In questi anni, secondo dati Cso Italy, si è assistito proprio in questa regione a uno spostamento dalle varietà acide a quelle subacide/dolci: nel 2016 quasi il 70% era concentrato su varietà acide, oggi le varietà dolci si avvicinano al 45% del totale.  Innovazione che si esplica anche in un interesse verso le pesche piatte: oltre il 5% degli investimenti degli ultimi tre anni ha riguardato, sempre in Emilia-Romagna, questa tipologia di prodotto.

Consumatori disposti a pagare il prodotto locale il 20% in più

Supporto all’economia locale, trasparenza e autenticità sono i fattori chiave del successi del prodotto local in ortofrutta. Questo mercato ha visto una crescita annuale del 7% dal 2018 al 2023 (dati Crer, Centro di ricerca sulle economie Rurali). Un’indagine  Insa (Istituto nazionale di statistica agricola) condotta nel 2022 ha rivelato che preferisce acquistarli il 60% dei consumatori. Secondo un report del 2021 dell’Università di Bologna i consumatori sono disposti a pagarli fino al 20% in più, un trend più forte tra i giovani.

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