Una stagione che per molti operatori del settore rappresenterà anche una sfida. È questa la previsione uscita da Prognosfruit riguardo l’annata 2024-2025 delle mele. Secondo la Wapa – World Apple and Pear Association il quadro generale vede nei maggiori paesi produttori un raccolto che dovrebbe attestarsi sui 10,21 milioni di tonnellate, con una flessione dell’11,30% rispetto alla stagione passata, il peggior risultato negli ultimi dieci anni.
Mele: il peggior raccolto dell’ultimo decennio
A pagare pegno sono soprattutto i paesi produttori del Nord ed Est Europa, dove problemi di fioritura causati dalle gelate primaverili si sono tradotti in un calo produttivo e in una conseguente scarsità di offerta per l’industria di trasformazione. In particolare, la Polonia perde quota con un calo di -20% rispetto al 2023 e stima una produzione di 3.190.000 tonnellate.
Si prevede un raccolto in calo anche per altri paesi importanti come la Francia (-3%) e la Germania (-16%) e segno negativo anche per gli altri paesi colpiti dal clima, in particolare l’Austria (-49%), il Belgio (-34%), la Repubblica Ceca (-76%), l’Ungheria (-40%) e la Romania (-15%).
I paesi del fronte Sud tengono le posizioni
Al contrario sul fronte Sud la produzione è stata poco o per nulla compromessa, il che garantirà una sufficiente disponibilità di prodotto fresco. Torna a crescere il raccolto di Spagna (+9%), Grecia (+57%) e Slovenia (+26%) mentre in Italia si accusa un lieve calo fisiologico (-1%): a marcare visita è una piccola quota di produzione nelle province autonome di Trento e Bolzano (rispettivamente -7 e -9%) in parte compensata dal balzo in avanti di Veneto (+33%), Emilia-Romagna (+15%) e delle regioni del Centro-Sud (+32%).
Le varietà: scendono Gala e Golden
Gli ammanchi più vistosi riguardano proprio le due principali varietà prodotte, Gala e Golden Delicious, che fanno registrare perdite rispettivamente dell’11 e del 10%, mentre tengono le loro posizioni le altre varietà tradizionali e le varietà club ed esplode a sorpresa la produzione di Annurca, specialità Dop tipica dell’Italia meridionale.
Rimane invece un tasto dolente quello dei costi alla produzione: dall’Europa agli Stati Uniti, osservando i raccolti degli ultimi due anni, si concorda sul fatto che l’aumento dei prezzi alla produzione ancora non riesce a compensare quello dei costi di produzione, con un gap di 0,10 euro/Kg che deve essere assunto sin dall’inizio della campagna della frutta, sia di quella destinata al mercato dei freschi sia di quella dedicata alla trasformazione.
Torna a crescere la produzione di pere con l’Italia in testa
Di tutt’altro tenore le previsioni riguardanti la produzione di pere per la stagione 2024-2025: Prognosfruit stima una crescita del 4,9% per un totale di 1,79 milioni di tonnellate: non un livello altissimo – è il secondo più basso del decennio – ma un segnale di speranza dopo annate difficili.
A guidare la riscossa è l’Italia, il paese che negli ultimi anni aveva maggiormente sofferto, con una crescita del 120,5% (405.000 tonnellate), ancora al di sotto del potenziale produttivo ma in nettissima ripresa. Stesso discorso per Francia (+14,6%) e Portogallo (+16,1%), incrementi che compensano in parte il forte calo produttivo registrato in paesi importanti come Belgio (-26,6%), Spagna (-14,8%) e Paesi Bassi (-8,7%).
Meno Conference e più Williams tra le pere
Sul piano delle varietà la Conference, punta di diamante delle campagne più recenti, sarà scarsa (-13,5%), mentre crescono Williams (33,8%), Passacrassona (+424,9%) e ovviamente la principale produzione italiana, l’Abate Fetel (+131,8%), il che getta le basi per una campagna maggiormente equilibrata rispetto alle ultime. Inevitabile però anche nel comparto delle pere sarà un aumento dei prezzi di produzione per fare fronte alle oscillazioni dei costi di produzione.