Fino a marzo 2019 il business tra Regno Unito e Ue resta “usual”. Così ha esordito Nigel Jenney, ceo del Fresh Produce Consortium, la più autorevole associazione di produttori ortofrutticoli inglesi, riferendosi al futuro del commercio non solo di frutta e verdura dopo l’effetto Brexit che, in base all’esito del referendum, condurrà progressivamente il Regno Unito fuori dall’Unione Europea.
È questa grande incognita a catalizzare maggiormente l’attenzione dei partecipanti al primo giorno del London Produce Show, la fiera boutique dedicata al settore che si svolge a Londra da oggi al Grosvenor House Marriott Hotel fino al 9 giugno 2017.
Full house at Brexit Workshop, presented by @fpcfreshtalk @londonproducesh #CelebratingFRESH pic.twitter.com/SfUxE3JB8u
— London Produce Show (@LondonProduceSh) June 7, 2017
Nonostante l’atmosfera di incertezza economica e di inaspettate fluttuazioni nei cambi, Jenney ha voluto sottolineare che nulla cambierà fino a quella data, ma anche che non solo rischi, ma nuove opportunità ci si dovrebbe attendere dal laborioso processo di separazione tra Regno Unito e Ue.
Il mercato Uk vale oltre 5 milioni di tonnellate in importazioni di frutta e verdura
Nel Regno Unito il mercato dell’ortofrutta, secondo i dati del Department for Environment, food and rural affairs (Defra), muove qualcosa come 9 milioni di tonnellate l’anno di cui oltre 5 milioni importate in uno scenario che vede consumi stabili da tempo, in aumento solo per prodotti esotici, e prezzi in crescita dopo un periodo di basse quotazioni.
La Gran Bretagna importa 2,8 milioni di tonnellate di ortofrutta dall’Ue e altri 2,5 milioni di tonnellate arrivano da oltre 90 Paesi. Il Paese beneficia ovviamente degli accordi commerciali stipulati dall’Ue con i Paesi Terzi. Il primo partner commerciale dell’Inghilterra è la Spagna con 1 milione e 398mila tonnellate di ortofrutta importata, seguita da Olanda e Francia, mentre l’Italia si colloca al quarto posto con 144 mila tonnellate. Al di fuori dell’Ue è il Sud Africa il Paese più importante.
Con la Brexit previsto l’aumento delle tariffe import
Quali scenari si delineano allora? Secondo il ceo del Fresh Produce Consortium potrebbero aumentare i prezzi dei prodotti al consumatore e la sfida sarà quella di assicurare la continuità dell’offerta durante l’anno, ma soprattutto peserà sul Paese l’effetto delle nuove tariffe import: sui prezzi dell’alimentare il Defra li stima in aumento dell’11%. Per l’ortofrutta in particolare potrebbe esserci, come ha rimarcato sempre Jenney, i rischi di una riduzione dei consumi.
Sulle variazioni delle tariffe import è d’accordo anche Lambert van Horen, senior account manager di RaboResearch Food and AgriBusiness di Rabobank: l’impatto della Brexit potrebbe far crescere, in un range compreso tra il 10% e il 30%, quelle di frutta a verdura, del settore avicolo, suinicolo, ittico e cerealicolo, ma ancora di più, addirittura oltre il 30%, quelle dei prodotti lattiero caseari, di bovini e zucchero. Meno colpiti i fiori, i fertilizzanti, le bevande e i prodotti tropicali per i quali si si stima un aumento delle tariffe import inferiore al 10%.
Ma la Brexit può riservare nuove opportunità
L’effetto Brexit potrebbe riservare, però, ha ricordato ancora Jenney, l’opportunità di una riduzione della burocrazia e di norme non necessarie, in un’ottica di semplificazione: ad esempio potrebbero essere cancellati i controlli sanitari obbligatori nell’Ue per patologie che invece non hanno alcun profilo di rischio nel Regno Unito.
Sotto l’aspetto normativo, come ha ricordato ancora Jenney, buona parte dell’impianto deriva da Bruxelles, con oltre 45 norme interessano l’ortofrutta. Positiva anche la possibilità di dare il via alla progettazione di accordi commerciali strategici e mai stipulati da Bruxelles.