E’ un progetto ambizioso quello lanciato oggi dalla cooperativa Terremerse nel giorno del taglio del nastro del Macfrut, nella Fiera di Rimini fino al 25 settembre. La creazione di una filiera della melagrana con l’obiettivo di arrivare da qui al 2019 a produrre circa 20mila tonnellate di prodotto (le varietà scelte sono la Akko, precoce, Wonderful, tardiva, che vanno messe a dimora nella prima parte dell’anno) ad alto valore aggiunto.
L’invito alla riconversione colturale è stato rivolto a tutti i produttori aderenti alla cooperativa e non solo, soprattutto quelli del sud-Italia dove ci sono i terreni più adatti a questa coltivazione (quelli sabbiosi) che permettono un ottenimento di calibri migliori.
“Si tratta di creare una filiera da zero – ha spiegato Mattia Onofri, responsabile delle scelte varietali e tecniche agronomiche Ortofrutta Terremerse – come sette anni fa è stato fatto con il kiwi . L’investimento iniziale è di circa 18mila euro per ettaro ed il prezzo al produttore sarà di circa 40 centesimi al chilo che potrebbero essere ridotti a 32 nel caso di aziende a conduzione familiare. Puntiamo su un prodotto di altissima qualità che richiede tecniche di coltivazione all’avanguardia ma che promette margini importanti non solo per il suo posizionamento nel canale premium ma anche per la possibilità di creare partner strategici con attori esterni alla filiera come ad esempio le aziende cosmetiche, farmaceutiche o le pasticcerie oltre che coinvolgere un canale sempre più importante, quello horeca, per la ristorazione fast-food da strada capace di intercettare i consumatori più giovani”.
La prima campagna di commercializzazione, che farà da test del mercato, partirà quest’anno con la raccolta dei primi 85 ettari – di cui 8 Bio – coltivati (tra Lazio, Umbria, Basilicata e Sicilia) prevista in ottobre.
“Dopo questa prima stagione – precisa Claudia Iannarella, procurement manager di Ortofrutta Terremerse – potremo fare le prime considerazioni. L’idea è certamente quella di andare avanti perché crediamo molto in questo mercato, testeremo nuove varietà e svilupperemo nuove tecniche di coltivazione”.
A supporto di questo progetto e per affiancare la Sicilia che è una regione logisticamente più svantaggiata, Terremerse prevede di costruire entro il 2016 un nuovo stabilimento nel trapanese che avrà funzioni di centro di lavorazione, campionamento, raccolta e stoccaggio di questo prodotto. “L’intento – continua Iannarella – è quello di conseguire due vantaggi. Da un lato vogliamo valorizzare la filiera partendo dal territorio e dall’altro, se riusciamo a lavorare il prodotto in regione, possiamo pensare anche a contenere i costi per ridistribuirli sul mercato locale in funzione, ad esempio, della creazione di nuove partnership e per creare prodotto ad alto rendimento in funzione del posizionamento del mercato”.
Il lavoro da fare, però, non è solo produttivo, ossia a monte, c’è anche da lavorare sulla domanda anche attraversi delle partnership con la Gdo per creare una visibilità specifica sul punto vendita.
“Si tratta di una comunicazione che – come ha suggerito Claudio Scalise, direttore di Sgmarketing che cura l’approccio al mercato del progetto – dovrà da un lato spiegare al consumatore come può essere usato il prodotto, dall’altro dovrà spingere sui valori nutrizionali per i quali, però non essendoci ancora delle evidenze scientifiche, non si possono usare dei claim che abbinino i valori nutrizionali a degli effetti positivi sulla salute”. Ma in questa direzione è partito quest’anno un progetto di ricerca triennale dell’università di Bologna. Si chiama Nike, ossia New Insight and Knwoledge on effectiveness of dietary phenolics e servirà a dimostrare entro il 2018, la correlazione tra l’assunzione di melagrana ed i benefici per la salute”.
