Le matrici organiche da economia circolare, spesso di più facile reperibilità su territorio, possono sostituire la concimazione minerale (convenzionale) o letamica (biologico), limitando i costi di trasporto e l’impatto ambientale. È il risultato dello studio BioFertiMat, progetto che vede Agrintesa, principale cooperativa ortofrutticola italiana, nel ruolo di capofila.
Pollina e compostato verde possono sostituire la concimazione minerale o letamica
La ricerca in ambito frutticolo, che sarà raccontata martedì 30 novembre, con un convegno online dove interverranno i referenti dei principali player coinvolti, ha coperto il quadriennio 2018-2021. Tra i partner l’Università degli Studi di Padova, l’Alma Mater Studiorum-Università di Bologna, Brio Spa, l’Associazione veneta dei produttori biologici e biodinamici (Aveprobi) e Confindustria Veneto Siav, oltre a diverse aziende agricole del territorio.
I progetto ha puntato al miglioramento della sostenibilità ambientale del territorio (nello specifico quello Veronese, oggetto della sperimentazione) mediante l’incentivazione dell’uso di matrici organiche di facile reperibilità territoriale. In particolare è stato verificato l’effetto di quattro matrici organiche (pollina, compostato verde, residuo spento di fungaia, digestato) su parametri qualitativi e quantitativi di mele e kiwi coltivati con tecniche convenzionali o biologiche.
Gli impatti su qualità e produttività
In termini qualitativi l’effetto nei confronti delle proprietà dei frutti può non essere immediato. Ma le sperimentazioni condotte su kiwi, a lungo termine (4 anni) con l’uso delle matrici organiche ha portato a una migliore qualità globale dei frutti rispetto a quella osservata a seguito della concimazione minerale.
Sul fronte delle mele si sono evidenziate differenze significative nel contenuto di zuccheri tra mele convenzionali e biologiche, a favore di quest’ultime. Il contenuto zuccherino è stato in particolar modo influenzato dall’applicazione di pollina. Risultati simili sono stati osservati per i valori di capacità antiossidante e contenuto di fenoli totali che sono superiori nelle mele prodotte con una gestione biologica rispetto a quella convenzionale
In termini quantitativi, invece, l’applicazione di concimi organici non ha consentito di colmare il gap produttivo tra aziende convenzionali e biologiche. La produzione totale è sempre risultata minore nella gestione biologica rispetto a quella osservata nella gestione convenzionale.