Da circa un secolo Vcr (Vivai Cooperativi Rauscedo) è la realtà di riferimento del vivaismo viticolo mondiale, specializzata nella produzione di barbatelle di uva da vino con una produzione annuale di circa 100 milioni di unità e una forte attenzione per l’innovazione, soprattutto nel campo del miglioramento genetico. È il primo costitutore privato italiano, con un numero di cloni iscritti a registro arrivato a 538 (tra uva da vino, da tavola, portinnesti); sono 14 le varietà di vite resistente ottenute da incrocio a Rauscedo utilizzate dai viticoltori italiani, mentre sono in sviluppo altre derivanti dalle attività di breeding su 90 varietà nazionali e internazionali.
Con la propensione per l’innovazione, negli ultimi anni ha trasferito tutto il carico di esperienza maturata nel settore dell’uva da vino a quella da tavola, come racconta Lorenzo Tosi, responsabile comunicazione Vcr. Non solo: è attiva anche in altro colture, come il mandorlo, con la commercializzazione e sviluppo di varietà e portinnesti performanti per gli allevamenti ad alta densità; e il nocciolo, con la messa a punto di soluzioni per contrastare l’impatto del climate change e favorire la sostenibilità della coltura attraverso l’ottimizzazione della pratica dell’innesto e lo sviluppo di materiale vivaistico già innestato su portinnesti clonali non polloniferi (“un’innovazione che porterà notevoli vantaggi in chiave sostenibilità e riduzione dei costi”).
L’uva da tavola italiana è sempre più apprezzata all’estero (il nostro Paese è il primo produttore ed esportatore europeo) dove sono richieste varietà seedless, con alto grado brix e bassa acidità. Qual è l’attività di Vcr in questa direzione?
Il programma di breeding partito a Rauscedo ha, per questa referenza, sviluppato 205 combinazioni d’incrocio tra il 2017 e il 2024 arrivando a valutare oltre 8mila semenzali. Da questi sono state portate avanti 36 selezioni che sono in prova in pieno campo in Puglia dal 2022 e altre 18 dal 2023. Gli obiettivi di Vcr sono ottenere varietà da tavola caratterizzate da grappoli e acini di grandi dimensioni; croccantezza; alto tenore zuccherino e aromaticità; apirenia; elevata shelf-life; elevata resistenza poligenica a peronospora e soprattutto oidio; tangibile riduzione dei trattamenti fitosanitari; aromi neutrali o particolari; periodi di raccolta ottimali; buone caratteristiche agronomiche; tolleranza a botrite, malattie secondarie, stress abiotici. I riscontri delle prove di assaggio hanno rilevato una straordinaria biodiversità di sapori (fruttati, tropicali, floreali).
Varietà precoci e tardive, climate change e patogeni: come Vcr sta rispondendo alle criticità e richieste dei retailer e produttori?

A far perdere competitività al comparto nazionale dell’uva da tavola, con superfici coltivate passate dai quasi 70mila ettari di inizio millennio ai 44.500 del 2015, non è stata solo l’inadeguatezza dell’offerta e i ritardi sul fronte delle tipologie senza semi. In questi anni il mercato dell’uva da tavola è diventato globale, con reti di distribuzione sempre più esigenti sul fronte della sostenibilità, fino a imporre vincoli come il limite al numero di agrofarmaci da utilizzare mentre l’impatto del climate change aumentava la pericolosità dei patogeni e la necessità di contrastarli. L’impegno di Vcr sul fronte della sostenibilità, con lo sviluppo di nuove varietà caratterizzate da resistenza poligenica, sia a peronospora sia a oidio, consentirà di ridurre notevolmente i trattamenti e sarà la chiave per recuperare la fiducia dei mercati con una risposta 100% made in Italy. I maggiori mercati di riferimento per le uve da tavola italiane sono oggi la Francia, la Germania, il Belgio, il Regno Unito. La valorizzazione della tipicità è da sempre la chiave per consentire alle nostre produzioni ortofrutticole di contrastare la concorrenza di Paesi con costi di produzione decisamente più bassi. Un’opzione che rischia di essere messa in discussione dall’adozione di nuove varietà performanti caratterizzare da strategie di sviluppo globali. Per questo c’è molta attenzione nei confronti dell’impegno di Vcr. Sostenibilità e tipicità sono la base che sta consentendo di attivare alleanze e collaborazioni con Op e reti distributive.
L’innovazione varietale è la chiave anche per contrastare la perdita di superfici?
Vcr è impegnata nello sviluppo di nuove varietà seedless competitive e resistenti, senza trascurare il miglioramento delle varietà tradizionali, destinate a rimanere importanti in alcuni areali produttivi nazionali, ma non basta. Il futuro è dietro l’angolo, il nostro Paese è un punto di riferimento tecnico e storico per il comparto dell’uva da tavola e quanto fatto fino a oggi non va abbandonato, ma valorizzato. Per tutelare la qualità e la competitività dell’uva da tavola italiana occorre poter fare riferimento su materiale di moltiplicazione di qualità da utilizzare per ottenere vigneti sani, longevi e redditizi. L’attività di Vcr va da sempre in questa direzione. Il crescente successo delle varietà apirene e i cambiamenti degli stili di consumo hanno progressivamente cambiato il panorama dell’uva da tavola del Belpaese. Innovazioni che devono accompagnarsi con una crescita tecnica del settore, rimettendo al centro l’importanza della scelta varietale e clonale e del ricorso a materiali garantiti dal punto di vista sanitario, ma anche dell’abbinamento con il portinnesto più corretto, per evitare fenomeni di disaffinità. La piena collaborazione tra il settore produttivo e quello vivaistico è tra gli elementi da curare per la ripresa del settore.