L’Insalata dell’Orto ha raccontato il progetto Paniere Zero Residui, di cui è promotore, alla convention per i 25 anni di Todis (Pac 2000A/Conad), che si è svolta al Cinecittà World di Roma. “Siamo pronti a investire, ma per ottenere questi risultati è indispensabile avere una gdo sensibile, che crede nel progetto” ha sottolineato Sara Menin, product development manager dell’azienda.
L’idea di isole nel punto di vendita per le 14 famiglie di prodotti che rispettano un rigido disciplinare
Quartier generale a Mira (Venezia), 17 aziende agricole di proprietà con 370 ettari in produzione, di cui 270 in biologico e 9 referenze certificate a residuo zero, L’Insalata dell’Orto fornisce a Todis insalate pronte al consumo a residuo zero.
Trai tra i primi gruppi ortofrutticoli in Italia a dotarsi di un bilancio di sostenibilità, ha chiuso il 2023 con ricavi a doppia cifra, superando i 50 milioni di euro di fatturato.
Paniere Zero Residui aggrega produzioni ortofrutticole certificate residuo zero che rispettano un rigido disciplinare interno, dalla frutta all’insalata in busta per un totale di 14 famiglie di prodotti. “Nel punto di vendita possiamo allestire isole dedicate dove tutti i prodotti certificati possono trovare il loro spazio ed essere facilmente identificati e acquistati dal consumatore. Espandere la produzione a residuo zero vuol dire ridurre gli impatti sull’ambiente, assicurando una maggior remunerazione per il lavoro agricolo e valorizzando il settore primario.
Paniere Zero Residui soddisfa ben 13 dei 17 obiettivi previsti dall’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile dell’Onu. Produrre a residuo zero significa utilizzare meno agrofarmaci e molecole meno impattanti rispetto al convenzionale; la coltivazione prevede poi un impiego inferiore di acqua e il dispendio di meno energia. Tra l’altro nella nostra filiera facciamo ampio ricorso alle energie rinnovabili, a partire da quella fotovoltaica, e quindi con questo metodo di coltivazione affrontiamo concretamente la sfida della riduzione delle emissioni. Parliamo quindi di un sistema produttivo innovativo che dà lavoro redistribuendo benessere e ricchezza. E che è organizzato, almeno nel nostro caso, nella logica del partenariato del contratto di rete”.