Mele, in Italia raccolto nella media ma i prezzi tendono al ribasso

Come segnala Assomela la produzione è leggermente superiore alle previsioni ed è in calo il prodotto destinato al mercato del fresco

Quest’anno la produzione italiana di mele per il mercato del fresco è di poco inferiore ai 2 milioni di tonnellate,  un quantitativo più basso rispetto alla media degli anni precedenti. Nel complesso, tuttavia, il raccolto della campagna 2018 è  leggermente superiore a quanto stimato in agosto (2.264.081 tonnellate contro 2.199.526), e ritorna su quantitativi regolari.

Lo segnala Assomela, l’associazione delle Op italiane di mele, sottolineando come lo scorso anno la produzione sia risultata anomala, con una quota destinata alla trasformazione di circa il 14% (invece del fisiologico 10-12%), dal momento che alcune aree erano state colpite da forti grandinate o dagli effetti della siccità.

 

In Alto Adige la produzione di mele è scarsa

Dal punto di vista regionale, l’Alto Adige fa registrare una produzione inferiore alla media, mentre per il Trentino il raccolto è particolarmente importante. Cresce in maniera evidente la produzione del Piemonte, dove i meleti hanno sostituito negli ultimi anni impianti di kiwi e drupacee.

Dal punto di vista varietale si registra un calo o una stabilità delle varietà tradizionali (Golden e Fuji), ed un aumento deciso delle nuove varietà che sfiorano le 150mila tonnellate. In generale, la qualità dei frutti in termini di gusto, calibro e colorazione è molto buona.

 

In Europa la Polonia resta un’incognita

La produzione europea, fermo restando “l’incognita Polonia”, per la quale risulta molto difficile avere a disposizione dati certi, dovrebbe essere di poco superiore ai 13 milioni di tonnellate. I dati definitivi saranno comunicati da Wapa (l’associazione mondiale dei produttori di mele) a febbraio congiuntamente a quelli di previsione per i paesi dell’Emisfero Sud.

 

Andamento positivo per le nuove varietà

Al 1° gennaio 2019 le giacenze di mele in Italia ammontavano a 1.328.850 tonnellate, in linea con la media delle annate precedenti, con un decumulo regolare che porta le vendite ad un totale dall’inizio della stagione di 625.886 tonnellate.  Si evidenzia anche in questa annata un buon trend delle varietà più recenti, mentre le varietà più tradizionali incontrano più difficoltà a mantenere le tradizionali quote di mercato.

 

I prezzi delle mele tendono al ribasso

Fin dall’inizio della stagione, l’annuncio di una produzione tra le più alte di sempre ha condizionato le quotazioni, con la presenza di mele polacche nel mercato europeo ad un costo decisamente competitivo.

Le vendite sono state abbastanza regolari, ma i prezzi hanno risentito di una offerta elevata non solo in Italia, ma anche all’estero, dove la competizione degli altri produttori europei si fa sentire.

In Italia, che piò vantare una produzione di qualità e una ampia gamma di varietà, sarebbero opportune almeno due azioni: privilegiare l’acquisto di prodotto di origine nazionale e negoziare con più convinzione l’apertura di nuovi mercati, in particolare con una azione più convinta da parte delle autorità ministeriali – cosa che i produttori di mele, così come altri, ripetono inascoltati ormai da anni.

Dalla chiusura del mercato russo nessun nuovo mercato è stato aperto alle mele italiane ed i mercati nordafricani, diventati negli anni fondamentali, presentano, per varie ragioni, condizioni difficili che impediscono il raggiungimento dei volumi storici. Sebbene gli operatori abbiano lavorato con impegno alla creazione di nuovi sbocchi commerciali – vedi Vietnam, Taiwan e Thailandia – tutto è ancora fermo senza destare particolare preoccupazione da parte delle autorità competenti.

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