Pink Lady ha presentato a Milano la nuova shopper bag, la decima in ordine di tempo, dalla prima realizzata da Agatha Ruiz de La Prada del 2014 fino a quella di quest’anno disegnata dall’italiano Francesco Poroli, designer di fama internazionale, “Il concetto alla base del mio design per Pink Lady -dice Poroli-, è quello di illustrare come ci sia un mondo intero dietro una semplice mela. Non solo, un mondo che funziona come un ecosistema virtuoso dove ognuno -la natura e l’uomo- gioca il proprio ruolo e si incastra perfettamente con l’altro: una metafora dell’unità e della sostenibilità essenziali per il mondo intero”.
La nuova bag, prodotta in plastica 100% riciclata, accompagnerà la stagione 2024/25 della mela con il bollino a forma di cuore, impreziosito anche dal tricolore.
Questo per sottolinearne l’origine: l’80% della produzione dell’emisfero boreale infatti proviene infatti dall’Italia, in particolare dall’Alto Adige e dalla pianura padana e, oltre alle iniziative di marketing rivolte ai consumatori -se ne contano oltre 300-, proprio sulla filiera, dal campo allo scaffale, si concentra il lavoro dell’associazione Pink Lady Europe che riunisce 3.180 produttori, 13 distributori autorizzati e 10 vivaisti italiani, francesi e spagnoli.
I progetti concreti di Pink Lady, dal campo allo scaffale
Sono quattro gli impegni concreti presi da Pink Lady verso i produttori, gli stakeholder e i consumatori, “Una filiera che fa della qualità il proprio carattere distintivo -dice Salvo Garipoli, market manager Italia di Pink Lady-, e che più e prima di altri ha guardato al proprio impegno nei confronti della filiera in maniera concreta e proattiva, attraverso delle progettualità che ne fanno un caposaldo della nostra cultura”.
La scelta plastic free nel packaging per Pink Lady
“Pink Lady è una mela che viene venduta plastic free, per cui tutti gli imballaggi che veicolano questo prodotto all’interno della moderna distribuzione sono sostanzialmente fatti di cartone e questo implica una scelta che impatta direttamente sulla lavorazione del prodotto, a partire proprio dai centri di confezionamento, con un incremento delle ore lavorate che supera spesso il 20% della media necessaria a impacchettare un prodotto ortofrutticolo”.
Soluzioni antispreco e di valorizzazione con i trasformati
Pink Lady ha permesso di generare un processo circolare armonico di valorizzazione della produzione, che va oltre alla sola vendita delle mele, ma che riguardano “alcuni percorsi che hanno a che fare con i nuovi modelli di consumo. E dunque abbiamo lanciato in collaborazione con le aziende leader del settore il succo estratto 100% di Pink Lady, la polpa 100% Pink Lady. Abbiamo delle collaborazioni attive sul mondo dello yogurt, questo fa sì che niente che attenga alla filiera Pink lady venga venga sprecato”. E il percorso di valorizzazione del prodotto non si ferma qui, ma sono in corso interessanti progetti per il prossimo anno.
Il presidio della biodiversità
Il mondo delle aziende agricole non può non prendere in considerazione l’importanza della biodiversità, “Per Pink Lady il frutteto è vita e quindi lavorare per attivare percorsi virtuosi che attengono proprio alla gestione dei filari nel rispetto della vita che insiste all’interno del frutteto è un elemento di caratterizzazione di assoluto rilievo. Abbiamo scelto proprio la cinciallegra tra le altre cose quale testimonial di parte dei nostri messaggi che arriveranno direttamente a colpire il consumatore finale Da questo punto di vista il progetto di Pink rappresenta sostanzialmente una progettualità in cui l’apicoltura e la cultura si incontrano e trovano una sintesi costruttiva”.
Il dialogo con il consumatore con il progetto adotta un albero
Ultimo ma non ultimo per importanza, “è il dialogo che abbiamo attivato con il consumatore finale, con l’obiettivo di farlo avvicinare alla filiera produttiva e per questo abbiamo lanciato un programma promozionale che ha coinvolto migliaia di consumatori italiani. L’abbiamo inserito nell’iniziativa ‘adotta albero’ e ha visto proprio a novembre l’incontro tra il consumatore finale con proprio la filiera di produzione. Quindi i consumatori che hanno adottato nel corso della passata stagione il proprio melo lo hanno fisicamente incontrato e ne hanno sentito il racconto dalla viva voce del produttore”.