In dirittura d’arrivo i lavori della Nam, la Nuova area mercatale di Bologna in cui si trasferiranno gli uffici e i concessionari del Caab, il centro agroalimentare. Mentre i cantieri non sono ancora chiusi fioccano le richieste da parte di nuovi concessionari che hanno portato ad occupare il 100% dell’area prevista contro il 60% della vecchia sede.
Il piano di espansione. «Le nuove richieste – ci spiega il direttore generale Caab Alessandro Bonfiglioli – hanno già superato la superficie attrezzata disponibile sicché stiamo già pensando di attrezzare altri 10mila metri quadrati adiacenti con tutte le nuove tecnologie usate per il Nam di modo da riuscire a soddisfare tutte le domande che continuano ad arrivare. Intanto però siamo occupati ad insediarci».
La conclusione dei lavori è prevista per il 31 gennaio, non appena saranno perfezionati i collaudi funzionali delle strutture, i piccoli ripristini di cantiere (come, ad esempio, le riprese di tinteggiature, le riparazioni di piccoli danneggiamenti, la chiusura di piccole perdite di acqua, ecc.) ed effettuate le pulizie generali.
Le tecnologie. «Ma già a partire da questa settimana – continua Bonfiglioli – i magazzini e gli uffici vengono consegnati provvisoriamente ai concessionari per iniziare a trasportare materiali e archivi. Una tempistica record, quella della realizzazione di Nam: dodici mesi a fronte degli oltre dieci anni che erano serviti per l’edificazione della precedente sede di Caab. Uno dei motivi per cui stanno arrivando molte richieste di concessione da nuovi operatori, in controtendenza nazionale, dipende dal fatto che si tratta della più moderna struttura presente in Italia, con i più elevati standard in Europa: antisismica e sprinkler, autosufficiente dal punto di vista energetico grazie all’impianto fotovoltaico su tetto più grande d’Europa in fase di ampliamento (100.000 mq per 11 milioni di Kwh), dotata di wifi e fibre ottiche su tutta la struttura, con illuminazione a led e basso consumo, con riscaldamento con pompe di calore, con 50 bocche di carico su tutto il perimetro e 30 nell’area comune, e con celle frigo nuove a basso impatto energetico».
La nuova piattaforma iper-attrezzata sta intercettando – fra gli altri – gli operatori provenienti da centri agroalimentari minori più in difficoltà del centro e nord Italia in linea con il processo di espansione voluto da Bologna che mira a crescere nel suo ruolo di punto di riferimento logistico del centro-Nord non senza cercare di sviluppare il suo potenziale verso l’estero che attualmente si esplica con le partnership con il mercato all’ingrosso di Perpignan in Francia, quello di Istanbul in Turchia ed alcuni dell’est Europa.
La strategia di rete. «Le merci che transitano da noi – precisa Bonfiglioli – raggiungono gran parte del mercato nazionale. In questo senso vogliamo aumentare il peso di questa direttrice perché stiamo lavorando per diventare un polo di attrazione nazionale. In questo senso è strategica anche la nostra adesione ad Italmercati che ci fa entrare in un network di mercati di grandi dimensioni che hanno esigenze simili. Del resto la logica stessa di Italmercati, che ci ha spinto ad aderire alla rete, è che si sta pensando al Paese nel suo insieme e non più pensando solo al proprio orticello».
In quest’ottica potrebbe diventare strategica – in funzione degli obiettivi della rete di Italmercati – la vicinanza geografica tra i centri agroalimentari di Bologna e Verona, per fare un esempio, dove il primo è specializzato sul mercato nazionale mentre il secondo ha una forte vocazione all’export».
Progetto “Fico”. Anche perché bisogna aggiungere ce con l’operatività della Nuova Area Mercatale si apre la volata finale per il completamento del parco agroalimentare Fico Eataly World, un grande progetto di educazione alimentare per la città e per l’Italia.
«Siamo arrivati – – spiega il presidente Caab Andrea Segrè – senza un euro di contributi pubblici e anzi restituendo anticipatamente il noto finanziamento del Comune di Bologna che risaliva agli anni Novanta, cioè al momento della prima costruzione del mercato. E, ancora prima di quello, per il ‘vecchio’ Caab, erano stati investiti oltre 100 milioni di fondi pubblici. Più o meno quanto oggi siamo riusciti a mettere insieme con il fund raising per il Fondo Pai preposto alla realizzazione di Fico. L’investimento privato complessivo, in poco più di 2 anni, ha superato oggi la quota di 100 milioni di euro. Un lavoro in progressione dal momento che proprio la scorsa settimana la Cassa previdenziale dei Periti Agrari Enpaia ha confermato un incremento dell’investimento nel progetto di 1.000.000 di euro. A pochi mesi da Expo, quindi, Bologna “City of food” potrà raccogliere il testimone della mobilitazione planetaria sul tema del cibo e della sostenibilità. Fico sarà una fattoria per il futuro del cibo italiano, in cui imparare concetti chiave per il nostro futuro, quelli di biodiversità e sostenibilità».